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I Pennelli di Vermeer - Ven 20 Giugno 2008
Aprire le pagine di ‘myspace’ equivale ad incontrare un coacervo di piccole band musicali che spesso non riescono a trovare spazio nel panorama musicale moderno. Le poche volte in cui un gruppo riesce a dire la sua, beh allora vuol dire che o ha alle spalle chissà quale grande casa discografica oppure più semplicemente è un complesso di ottima fattura. Bene, stavolta ci siamo: esce in questi giorni ‘La primavera dei sordi’, il nuovo album dei ‘Pennelli di Vermeer’. Ragazzi non ancora trentenni eppure ottimi musicisti o se vogliamo cantautori. Cresciuti fra Torre Annunziata e Boscotrecase, scrutati a vista dal Vesuvio, i ‘Pennelli’ si presentano al pubblico con un lavoro deciso, vivo, forte e coraggioso. 10 brani – testi di Pasquale Sorrentino, voce e chitarra acustica – in cui al gruppo si affiancano artisti del calibro di Ercole Longobardi, Lino Vairetti, Sergio SERIO Maglietta, Fulvio di Nocera e Catello Tucci, solo per nominarne alcuni: contributi di alcuni fra i migliori musicisti che la Campania ha oggi a disposizione. Un cd che vuole essere ascoltato con attenzione, senza salti o disarmonie. Una musica che prima ti fa ballare, poi ti lascia pensare, subito dopo ti scarica addosso le contraddizioni nascoste della politica e dell’amore per poi sfociare in un semplice grido di libertà: “autogestione, autogestione nelle strade e nelle scuole”. Brani come ‘tre cadaveri nel cassetto’ o ‘manifesto cm 70x100’ ti spingono ad urlare per poi ricordare che oltre al disagio evidente delle nostre zone c’è anche qualcosa di dolce come la passione o perché no i sentimenti. Sensazioni tutt’altro che scontate quelle che canta Pasquale insieme alla voce di Stefania Aprea: “ Lì nel giardino di Re Belzebù siamo porci con le ali liberi di andare giù”; un attimo di serenità dirompente che subito dopo riprende a gridare: la voce di ‘Serio’ fa da sottofondo ad un tono irruente: “Trip and Shit, Fatto! Drink su Drink, Bevo!”. E’ una musica che mescola insieme archi, sax, trombe e un organo più che mai attuale. Un album che si affaccia nel panorama musicale nazionale senza timore, è un lavoro che parla fin troppo chiaro: “E’ questa l’agonia di un bimbo bombardato da aride nozioni dettate dallo stato … la cupola scolastica volevo sovvertire, autogestione autogestione, autogestione …!”
www.ipennellidivermeer.it
Il Giovane Alessio
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