Iscriviti alla newsletter per ricevere informazioni e notizie su eventi ed altro del Pompeilab
"Visceri, cuore e lingua di maiale" - Ven 21 Nov 2008
Pasquale Sorrentino & Raffaele Polimeno dei Pennelli di Vermeer presentano: "Visceri, cuore e lingua di maiale".
In questi ultimi due anni, dalla produzione dell'EP Tramedannata a quella de La Primavera dei sordi, i Pennelli di Vermeer si sono ritrovati tra le mani tante canzoni o presunte tali che, per ignoti motivi, non hanno mai registrato e suonato in pubblico. Storie al limite del disgusto e della decenza, grotteschi personaggi di noir familiari, popolano tutta la loro "non-produzione ufficiale" e di tanto in tanto riaffiorano prepotenti durante il soundcheck di un concerto o in sala prove: "Faccia di capra", "Le lucciole e il demente", "La sindrome del buco" e "Microbi" sono solo alcune di queste canzoni che Pasquale Sorrentino e Raffaele Polimeno hanno selezionato con cura e arrangiato per voce, chitarra e pianoforte in occasione della serata qui al Pompeilab. Interverrano: Marco Sorrentino, Stefania Aprea e Valentina Bruno.
Uno stralcio tratto dal libro “Il tamburo di latta” di Gunter Grass dipinge la serata di venerdì 21 Novembre dedicata all’ascolto di numerosi brani inediti dei Pennelli di Vermeer (rappresentati per l’occasione da Pasquale Sorrentino, Marco Sorrentino e Raffaele Polimero):
“Lobsack aveva dello spirito,sembrava che tutto il suo spirito lo traesse dalla sua gobba,alludeva apertamente alla sua deformità e questo piaceva sempre alla gente”.
La serata è ricca di parole che alludono alle “deformità”, deformità che si ascoltano con la leggerezza di canzoni, appunto, e lo “spirito” non è nella “gobba”, bensì nella voce, nelle mani e nelle gambe di Pasquale Sorrentino.
A fare da corredo, la maestria di Raffaele Solimeno alla tastiera e le percussioni di Marco Sorrentino, che diviene anche interprete in “Orco Papà”.
Interessanti i brani cantati da Stefania Aprea (“A un bambino mai nato”), nonché l’intervento e la teatralità di Valentina Bruno, cantante dei Vladimir Gonzales (“Sconquassata”).
Problematiche complesse acquistano levità ed il pubblico sembra felice della commistura di intenti dei musicisti (suonare, intrattenere, divertire), a dimostrazione che anche le “gobbe” possono, a volte, divertire.
Virginia Casillo
Commenti (5) Foto (16) Video (0) Audio (0)