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Sezione Cinema

Storia del Cinema Italiano

L’ufficio Centrale per la Cinematografia e lo spettro della censura.

E’ tagliando tagliando che si reprimono le idee!

La storia del cinema è purtroppo anche la storia di quelli che hanno tentato con tutti i loro mezzi ( “politici”) di offuscare la conoscenza e soffocare come peccaminosa la curiosità di conoscere, impedendo – assurdamente – di vedere. L’azione censoria, sollecitata e agevolata dalla legge del marzo 1947 relativa all’ordinamento dell’industria cinematografica nazionale, si manifesta nelle forme surrettizie di “revisione” o “preventiva approvazione”. Fatto sta che, direttamente o indirettamente, le commissioni di primo e secondo grado previste dalla legge erano controllabili dall’esecutivo. Il controllo preventivo della Sceneggiatura era affidato al neonato Ufficio Centrale per la Cinematografia; esso, diretto dal deputato democristiano Coppa, era colonizzato anzi, molto di più, da ex funzionari fascisti. Tale controllo, esercitato con puntualità, era comunque facoltativo. All’applicazione della legge si aggiungeva l’azione non ufficiale dei funzionari; i quali, con suggerimenti dati “in via del tutto confidenziale” orientavano penne e occhi di vetro. Il meccanismo era reso ancora più nefando dai condizionati e condizionanti contributi economici che, decisi dalla amministrazione statale, erano concessi solo ed esclusivamente ai film presentati all’ufficio della “Direzione Generale dello Spettacolo”. Questo gioco meschino costringeva parte dei produttori ad assoggettarsi alle direttive del Governo. Nasce così “l’autocensura produttiva”.
La censura agisce a tutto campo, occupando tutti i settori dell’informazione e dello spettacolo: sferra l’attacco contro la stampa, assedia il mezzo radiofonico ( non informando la gente sugli scioperi e sulle attività della sinistra per esempio ), apre il fuoco sul teatro ( modificando non pochi copioni o addirittura vietando le rappresentazioni ). E, soprattutto, si accanisce contro il cinema, fra tutte le arti e forme di spettacolo la più popolare, la più sovversiva e pericolosa, considerata potenzialmente destabilizzante degli equilibri sociali. In sostanza il cinema è considerato dalla censura l’arte in cui meglio si traslano le paure, le fobie, le ossessioni, i conflitti dei quali è ordito il tessuto sociale.
Il cinema, capace di insinuarsi ovunque, visto come inquinamento delle coscienze individuali, divulgatore di valori morali da respingere e reprimere, diviene il principale nemico da combattere.
.. è il 1949 .. in Italia

Prossimamente: “Giulio Andreotti.. il moralizzatore !”

A cura di Bardamù




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