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Racconti 1 - Ai margini del fiume
Ai margini del fiume
Il vento misto alla pioggia confondevano i contorni. I ragazzini che uscivano dalla scuola sembravano tutti uguali. Sorridenti e incoscienti così come si può essere solo alla loro età. Non riusciva a scorgere sua figlia, mentre il mal di testa aumentava. Ancora una volta la sera precedente aveva bevuto. Ancora una volta era sceso di un gradino verso l’inferno.
La cosa che più gli piaceva fare e per cui ancora valeva la pena vivere e combattere tutti i giorni, era andare a prendere sua figlia a scuola il sabato con l’auto. Avrebbe aspettato ore nella sua auto puzzolente solo per vederla avvicinarsi con il suo sorriso.
Eccola finalmente. Bella e leggera come la sua dozzina di anni.
- Ciao pa’ !
- Ciao bella ! Stamattina non ti sei vestita troppo leggera con questa pioggia ?....
- Non cominciamo papà , sono grande ormai. Possiamo dare un passaggio a Claudia ? Mangia da me a pranzo e poi facciamo i compiti assieme.
- Va bene “donne” saltate su!
Si. Per vederla avrebbe potuto anche aspettare fino al giorno del giudizio universale. In auto. Fuori a quella dannata scuola. Fino a quando il diavolo non fosse venuto a prenderselo per portarlo giù. Lei riusciva a lavargli via dall’anima una settimana del suo brutto lavoro, bollette scadute e tanta merda di cane in giro per i marciapiedi.
- Lo sai pà che io e Claudia saremo le protagoniste dello spettacolo della scuola ?
- No .. ma davvero ? Allora il prossimo sabato lavo l’auto per venirvi a prendere !
- …e sarebbe ora !...
- … e assumo una guardia del corpo…
- Ci vuoi prendere in giro ?
- No, assolutamente. Ma se porto in giro due stelle dello spettacolo, mi devo adeguare.
- Ma vai ! Smettila.
La voce di lei, per lui, brillava come una fonte d’acqua fresca. Come un sorgente di montagna. Lui una sorgente non l’aveva mai vista, ma era sicuro che doveva essere così. Non l’avrebbe mai vista una fonte. Avrebbe visto solo e sempre quella fottuta brodaglia melmosa che si trascinava lungo il cemento della sua città. Gli abitanti avevano ancora il coraggio di chiamarlo fiume.
Ma con lei era diverso.
- A proposito ci sei domenica prossima?
- Domenica ? A fare che ?
- Lo spettacolo della scuola è domenica mattina alle 11.00 al teatro della chiesa.
- Domenica alle 11. Ok. Ti devo venire a prendere ?
- No. Mi accompagna mamma.
- Ah…
Quella sensazione ogni tanto lo assaliva. La sensazione che tutto non è mai per sempre e che presto o tardi finirà. Sua figlia presto sarebbe diventata grande. Avrebbe voluto tornare da scuola da sola.
Una fitta alla bocca dello stomaco. Nausea e voglia di vomitare. O semplicemente piangere.
Non ricordava più l’ultima volta che aveva pianto. Quanto all’altra sensazione, lasciamo stare. Nella sua carriera di ubriacone era diventato un professionista del vomito.
- Papi, ma che fai ? Ti vuoi fermare che siamo arrivate ?
- Ops … adesso faccio marcia indietro e vi fermo a destinazione.
- A che stavi pensando ?
- A domenica e a come vestirmi. Elegante ma banale o casual e strafigo ?
- Strafigo !
- Ok !
- Ciao.
- Ciao.
Le due ragazzine scesero. Aspettò che bussassero e che la madre aprisse la porta per farle entrare. La sua ex-moglie chiuse la porta lanciandogli il solito sguardo. Da cinque strafottuti anni lo fulminava sempre con lo stesso sguardo da quella stramaledetta porta. Quella donna in una azione di una frazione di secondo voleva ricordargli: i calzini sporchi lasciati sul pavimento, le volte che non aveva tirato la catena del cesso. Tutte le volte che era tornato tardi mezzo ubriaco e tutte le volte che non aveva ricordato una data importante... le date importanti… in matematica non era andato mai malaccio, ma le date erano un’altra cosa.
E’ questione di memoria. Ma se già normalmente lui non ricordava che paia di mutande aveva messo su la mattina prima, come poteva ricordare compleanni, anniversari, onomastici di lei e dei suoi affini.
Mise la prima e ripartì.
- Porca vacca domenica ! - la sua solita memoria avariata da ubriacone - Domenica devo lavorare ! Vaffanculo al lavoro e a chi lo ha inventato!
L’effetto benefico della visione della figlia era già evidentemente terminato. Domenica mattina avrebbe telefonato al suo capo e gli avrebbe detto una balla. Se se la beveva bene, altrimenti a culo anche il lavoro.
Continuò a guidare senza meta per il traffico della città. L’auto correva e si trovò a costeggiare il fiume putrido. Pensò che alla sorgente era limpido. E che come al solito lungo il suo corso il cosiddetto “progresso” lo faceva diventare un brodo di melma. Come per gli uomini. Nasci limpido e poi la merda della vita ti fa diventare sporco e lurido
Pensò che sicuramente un giorno avrebbe visto la sorgente di quel fiume. Avrebbe messo gli scarponi e sarebbe salito sù. Avrebbe sentito veramente cosa significa la sensazione di immergere le mani in una fonte.
Un giorno..
Per adesso bisognava lottare un’altra settimana. Fino a sabato mattina. Quando sarebbe tornato a prenderla. L’avrebbe rivista ancora una volta.
Premiscelato
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