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Fortapàsc ovvero “Sventurata è la terra che ha bisogno di eroi”

Valentino Gionta. Fine pena mai.

Fine pena mai.

Mi viene in mente subito la prima scena del film. Giancarlo Siani, nudo, vorrebbe tuffarsi da uno scoglio altissimo ma è indeciso, non sa se buttarsi o meno. Alla fine, incoraggiato dai suoi amici, imbraccia il coraggio, sfidando tutte le sue paure, si toglie gli occhiali, chiude gli occhi e si tuffa.

On air Antony and the Johnsons – Hope there’s someone

Ecco, il sentimento che dovrebbe animare lo spirito d’un uomo è quello di buttarsi, catapultarsi in una situazione, sia anch’essa scomoda, con sentimento e coraggio. Sempre. Soprattutto nella scelta di un lavoro. Giancarlo Siani aveva scelto un lavoro difficile che svolgeva in una terra difficile in cui camorra e politica vanno a braccetto. Grazie alla sua tenacia, era riuscito ad addentrarsi nei punti oscuri di certe connessioni tra politica, imprenditoria, mafia e camorra, non limitandosi a descrivere il puro fatto criminale-militare ma raccontando dettagliatamente tutti i retroscena di certi legami.
Riprendendo un intervento del procuratore Grasso, si elimina fisicamente una persona, un giornalista, quando riesce a di-mostrare tutti i rapporti esistenti tra malavita e politica.
Giancarlo Siani è stato ucciso da un commando dei Nuvoletta la sera del 23 settembre del 1985, sotto casa, a sangue freddo. Dieci colpi, di cui sette in testa.
Giancarlo Siani è un eroe civile ma, come ci insegna Brecht, “sventurata è la terra che ha bisogno di eroi” e l’Italia è un paese di poeti, santi, navigatori ed eroi. Un paese di ideali e di morte.

Post Scriptum

Marzo 2009.

Sala di un cinema. Fortapàsc. Tanti ragazzi, odore di popcorn nell’aria. Mancano pochi minuti alla fine del film, Giancarlo Siani, interpretato dall’ottimo Libero De Rienzo, viene raggiunto dal commando mentre stava parcheggiando la sua Citroen Mehari.
Spari. Un urlo liberatorio, di soddisfazione, si sente nella sala. E poi : “Finalmente, l’hanno acciso ‘a chisto, c’à stev rumpenn o’ cazz”.
Il film termina riportando tutte le condanne, schermo nero.

“Ma allora era ‘na storia vera?” e ancora “Che strunzat ‘è cinema!”.

Fortapàsc, come giustamente ha detto Marco Risi, non è solo Torre Annunziata, non è solo Napoli ma è una condizione che viviamo tutti noi, costantemente.
Si spara, si uccide, senza ragione, senza un motivo.
Fortapàsc è il paese in cui un uomo può avere potere di vita e di morte su di un altro uomo.
Ma Fortapàsc è anche l’indifferenza, la noncuranza, il voler evitare a tutti i costi questi discorsi o l’affrontare, in maniera leggera, determinati argomenti, al tavolo di un bar “alla moda”, sorseggiando un cocktail tenuto tra le dita. Fortapàsc sono i commenti imbecilli dei ragazzi in sala.
Faccio anche io parte di Fortapàsc e, nonostante non me ne renda conto, sono corresponsabile del degrado di questo paese.

Francesco Bove


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