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La notte del primo maggio
E’ una questione fatta di sensazioni. Di stati d’animo.
Di questo parla il primo maggio 2009 in Campania. Realtà molteplici, insieme ad urlare o semplicemente a cantare. Questa ad esempio l’esperienza degli amici di Artetica che hanno scelto il primo maggio per dare il via alle attività della ex manifattura tabacchi di Scafati, queste le urla di Piazza Dante a Napoli. Eh già, questa sera a Napoli il primo maggio è stato urlato con quella necessità che da diversi anni non si riusciva a percepire. Certo forse adesso che è notte, mentre scrivo, quelle urla già saranno lontane… ma ancora una volta non voglio darmi per vinto, non voglio essere qualunquista.
Questa sera a Napoli ho visto una piazza gremita all’inverosimile, ho visto giovani e adulti. Ho visto qualche ragazzino che cercava il concertino per farsi una canna, ma ho visto anche migliaia di ragazzi già più maturi che urlavano i loro diritti. Ho visto gli sguardi attenti di chi provava a capire, ho notato negli occhi del pubblico la voglia di non affondare. Mi sono illuso? Beh, non lo so. Non voglio saperlo, per mia natura sono sempre portato a vedere il lato positivo di ciò che mi circonda. E allora spero. Spero che le parole di Ascanio Celestini dal palco del primo maggio partenopeo non restino solo un regalo fatto al vento di Napoli. Spero che gli applausi che Ascanio ha preso parlando di morti sul lavoro, di leggi bavaglio, di precarietà non restino soltanto parole. Spero che la testimonianza dei Zezi di Pomigliano, da oltre trent’anni maestri di lotta, non resti solo una tarantella. Spero che le urla di Luca Zulù assieme a Capuano non si fermino al c’ho un rigurgito antifascista. Spero. E ho voglia di trovarne la forza. E ho voglia di guardare i miei coetanei negli occhi e dir loro che questa non è società.
Ho voglia di non vedere disgregare giorno per giorno le conquiste che i miei genitori insieme a tanti altri hanno ottenuto trent’anni fa. Ho voglia che il lavoro sia vivo.
Continuo ad illudermi? Non lo so, neanche questo so.
Ma so che è passato un altro primo maggio, e noi il lavoro fatto di dignità non sappiamo nemmeno cosa voglia dire.
Alessio Arpaia
Alle volte mi ritrovo con la testa tra le mani
e penso di essere diventato pazzo
mi dico cazzo! non è reale qua mi devo calmare
eh già, devo stare calmo, riprendere il controllo,
lucidità, perché fa caldo qua,
senti che caldo che fa, si muore, ma si fa per dire
non è che fa caldo e uno muore
a meno che non sia anziano e c’abbia problemi col cuore
o di pressione, ma non è che fa caldo e uno muore
il caldo è una cosa naturale, come andare a lavorare
C’è l’affitto da pagare? Vai a lavorare,
lì ti possono sfruttare, umiliare, sottopagare,
cassaintegrare, ma non è che ti possono ammazzare,
non è così, perdio, non è così che deve andare,
cazzo, morire, cazzo morire per poco più di un milione
non può capitare, ma non si sa come
succede ogni giorno a ben tre persone
e io sarei il pazzo! mille morti l’anno è una guerra perdio
ed io sono un pazzo fottuto che con una guerra in corso
vado ancora in giro disarmato, un pazzo, un pazzo fottuto
Povera vita mia chi coglie e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna
Povera vita mia chi magna e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna
Più ci penso e più mi è chiaro
il fatto che non sono diventato pazzo
è solo che là fuori c’è qualcuno
che si è messo in testa di ammazzarci tutti
e puoi giurarci che nemmeno lui è pazzo
pazzo è riduttivo per un serial killer recidivo
che poi non è neanche uno
perché sono tanti e sono pure tanto ricchi
e potenti e sfacciati maledetti siano loro
e chi cazzo li ha creati, avidi assassini senza scrupoli
che intascano un miliardo ogni due mesi
e si permettono di parlare
di taglio alle spese e ai contributi
i bastardi fottuti, figurati se c’hanno orecchie per sentire
chi gli parla di riduzione dell’orario di lavoro
per loro se dopo otto ore di lavoro
sei stanco, fai una cazzata e muori
è un peccato e manco per la tua vita
quanto per la pensione che hanno cacciato
e comunque hanno risparmiato
rispetto all’assunzione di nuove persone a pieno salario
è questo lo straordinario obbligatorio
chi vola alle Bahamas e chi va all’obitorio
e dovremmo pure dirgli grazie
perché “offrono” lavoro
Povera vita mia chi coglie e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna
Povera vita mia chi magna e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna
Alle volte mi ritrovo con la testa fra le mani
e penso, penso e rifletto: in Italia c’è un conflitto
una guerra che fa più di mille morti all’anno
tra lavoro e mala sanità, e dimmi tu
se questa qua non è pulizia etnica
cos’è come si chiama?
Quando uno che c’ha i soldi può avere tutto
e uno che ne ha di meno non ha diritto
nemmeno a un letto in un ospedale quando sta male
e se vuol farsi curare deve pagare
solo che coi soldi che gli danno quelli del lavoro interinale
c’è l’affitto da pagare, il bambino da mantenere
e cosa cazzo vuoi pagare un dottore
quando non sai nemmeno se tra due mesi
c’ avrai ancora un fottuto lavoro
perché il lavoro interinale non è altro che
una prestazione occasionale di lavoro manuale
non qualificato, esattamente il caso in cui
il rischio d’incidente sul lavoro è quintuplicato
e tutto questo non è capitato
ma è stato pensato, progettato e realizzato
dal padronato in combutta con l’apparato decisionale dello stato
per il quale la vita di un proletario non vale non dico niente
ma sicuramente non vale il costo di un’assunzione regolare
con tanto di corso di formazione professionale;
è evidente il disegno criminale o no?
o sono io che sono pazzo?
Povera vita mia chi coglie e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna
Povera vita mia chi magna e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna
(Luca Persico - Zulù)
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