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Sabato pomeriggio
Sabato pomeriggio. Tempo di merda, fuori. Un motivo in più per scrivere e fumare sigarette. La morte è più vicina adesso che una settimana fa.
Era sabato pomeriggio una settimana fa e lei bussò alla porta.
Come accade anche adesso. E’ la mia vicina. Jeans e maglietta firmati su di un corpo da favola. 1,8 metri di femmina. Capelli lunghi e ricci. Bocca carnosa e sguardo da velina.
Da qualche mese, tutti i sabato pomeriggio, bussa. Mentre io sto cercando di scrivere. Di buttare giù quattro righe da mandare al giornale. Lei bussa, entra e parla.
Dice che sono un suo amico.
Evidentemente mi considera come qualcosa al di sotto di un uomo. Avendo lei occhi solo per uomini che vestono alla moda, guidano macchine sportive ed evadono il fisco.
All’inizio non capivo perchè mi venisse a bussare tutti i santi sabato pomeriggio, siccome io vesto sempre alla stessa maniera, ho una vecchia familiare scassata e ho un maledetto lavoro da dipendente.
Lei viene da me e parla.
Parla ininterrottamente della sua vita, dei suoi ragazzi, delle sue amiche, della fila dal parrucchiere.
Alla fine me ne sono fatto una ragione. Quando è da me, lei parla come se fosse nel confessionale di quei fottuti reality show che guarda alla televisione. Sono il suo grande fratello.
Entra.
- Ciao Matteo, come va ? Non ti dico cosa mi è successo ieri, guarda !
Brava. Non me lo dire.
I primi tempi ho anche tentato di ascoltarla. Poi ho smesso. Parla per periodi che mi sembrano interminabili senza dire assolutamente niente.
E lei continua :
- Sono stata con Simona a fare spese e ho incontrato il mio ex ...
E’ un fiume in piena. Non mi ascolta se le dico qualcosa. Non lo ha mai fatto. Deve parlare solo lei . E’ nel confessionale.
E io non faccio neanche più finta di ascoltarla.
Nessuno la ferma. Solo il suo telefonino che le squilla in tasca.
- ... ops, mi sta chiamando Simona . Aspetta.
La cosa che più mi fa incazzare è quando le squilla il telefono. La stronza è capace di stare anche venti minuti a parlare. Va fuori al balcone, perchè dentro casa mia, neanche la linea telefonica è buona. Cammina sculettando e parla come una di quelle della tv. Una di quelle di quei programmi imbecilli che guarda lei e mezza nazione. E tu immagini che dall’altra parte della linea. Attaccata ad un telefonino, forse anche simile al suo, c’è un’altra cretina. Deve essere per forza una cretina per parlare a telefono venti minuti del vestito che metteranno su questa sera. Cazzo. Questa sera vi vedrete e farete tutti i commenti sui vostri fottuti stracci che avete pagato a prezzo d’oro.
E invece no. Lei continua ad andare avanti e indietro sul mio balcone col suo gran bel culo. Lo sa di avercelo. E lo sventola davanti ai miei occhi e a quelli delle persone di sotto in strada.
Cerco di concentrarmi. Di ritornare a pensare a quello che stavo scrivendo. A non guardarla nemmeno. Non sentirla.
Non ci riesco.
Mi da ai nervi.
Non so se uscire la fuori e scoparmela tra gli applausi degli uomini di sotto. O aprire il balcone e darle un gran cazzotto tra la gioia delle donne.
Anche stavolta, come al solito dopo venti minuti rientra e come la cosa più normale del mondo mi dice :
- Di che cosa stavamo parlando ?
Di cosa tu stavi parlando. Da sola e in casa mia.
Non ricordo. Ne me ne frega più di tanto. Io stavo solo guardando il tuo sedere.
- ... ah ! Si ! – Continua lei. - Della festa a cui mi ha invitato il mio ex. A casa di Marcello. Ma perchè non ci vieni pure tu ?
- Semplicemente perchè non lo conosco questo Marcello.
Tanto già me l’immagino la festa. Su qualche terrazza di qualche costoso appartamento in centro. Caviale vero sulle tartine e sorrisi falsi sulle loro facce. E lei che sculetta tra gli uomini che la guardano con le loro iniziali ricamate sulle loro fottute camice cucite su misura.
E lei continua :
- Te lo presento questa sera se vuoi . Vieni anche tu il posto è carino. Marcello ha una terrazza in centro.
Bingo.
- No, grazie. Un’altra volta, magari. Questa sera ho da fare.
Si.
Devo fare un articolo su di una rapina fatta in un paese che non riesco a trovare neanche sulla cartina geografica. E magari masturbarmi nel cesso da solo.
E’ sabato sera.
Premiscelato
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