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A 'o viecchio le prore o' cupierchio
Ormai non fa più scandalo e se qualcuno ne parla, dicono che sia gossip.
Parlo dello scandalo “Barigate” che coinvolge Berlusconi e il suo harem di Villa Certosa. Molto probabilmente il nostro presidente del consiglio sarà chiamato a deporre, come testimone, nell'indagine su Tarantini che è inquisito anche per traffico di cocaina.
Ma non è questo che mi interessa. Alla luce dei fatti che sono venuti fuori in questi giorni, mi piacerebbe fare un paragone, eccessivo e paradossale, tra il castello inaccessibile in cui si ritirano i quattro libertini de “Le 120 giornate di Sodoma” di Sade e Villa Certosa. Vediamo cosa ne viene fuori.
I quattro personaggi del romanzo sadiano rappresentano i quattro simboli del potere dell'epoca : De Curval è il decano della società, un uomo politico molto influente (un giudice per la precisione), c'è il finanziere Durcet, un vescovo e il duca di Blangis.
Non conosciamo i vari personaggi che frequentano Villa Certosa ma sicuramente possiamo considerare Berlusconi come una sorta di moderno De Curval anche se non credo che il nostro premier si abbandoni a tutte le nefandezze che mette in atto il giudice.
Ma il senso di quel che vuole rappresentare Sade nelle sue “120 giornate di Sodoma” c'è tutto.
Abbiamo un uomo che sfrutta a pieno la sua potenza per soddisfare le sue voglie libertine, ingaggia ragazze, forse anche minorenni, per soddisfare i suoi impulsi sessuali all'interno di una villa-fortino invalicabile.
Si avvale di ragazze-madri, che hanno bisogno di soldi per tirare avanti, e che lui accoglie, apparentemente solo per uno “scopo umanitario”.
I libertini di Sade, allo stesso modo, usano la loro posizione sociale privilegiata per appagare i loro bassi istinti sfruttando ragazze indigenti, bisognose oppure prostitute con la promessa di risolvere tutti i loro problemi.
Sade vuole mostrare ai suoi lettori il limite a cui potrebbe arrivare la perversione umana e lo fa con un piglio sovversivo, non c'è redenzione, la vittima soccombe sempre al suo carnefice e il potente di turno, sia esso un ecclesiastico o un politico, vince sempre perché può comprare la giustizia. Perdonatemi quest'espressione, forse infelice, ma è esattamente così.
Allo stesso modo Berlusconi, pur non commettendo i crimini atroci dei libertini di Sade, può corrompere, comprare le persone per nascondere le sue verità e per continuare a soddisfare la sua lubricità.
Nella vicenda “Barigate”, come nelle “120 giornate di Sodoma”, la vittima di turno si ribella e denuncia tutto ma questa mossa andrà a ledere il nostro premier?
Io credo che finirà tutto come la rivolta dei ragazzi del castello descritto da Sade.
Anche Pasolini, in “Salò”, riportando “Le 120 giornate di Sodoma” ai giorni del fascismo, usa Sade per muovere una critica al potere fascista ma di Sade non c'è praticamente niente, o quasi niente.
Il fascismo viene visto come una perversione del potere politico, un sistema opprimente così come può essere considerata fascista qualsiasi oppressione. Pasolini opta quindi per un ragionamento politico astratto, teorico.
Nella vicenda che coinvolge Berlusconi, a mio avviso, non solo c'è la critica di Pasolini ma c'è anche tutto l'universo di Sade.
C'è la trasformazione del corpo, sia esso femminile o maschile, in cosa, c'è il ragionamento libertino di far passare ogni sorta di nefandezza come un qualcosa di assolutamente normale, c'è una manipolazione orrenda delle coscienze (nel caso di Berlusconi, parliamo delle coscienze dei votanti).
Come nella Francia di Sade, anche nell'Italia berlusconiana non rimarrà niente di tutto ciò, si nasconderà tutto per obbedire ad una morale cattolica e, alla fine, il “Barigate” rimarrà solo una brutta notizia di gossip.
Oppure tutta questa vicenda sarà solo oggetto di un romanzo di un novello Sade dal titolo “Le 120 giornate di Villa Certosa” divenendo, quindi, letteratura.
Francesco Bove
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