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L'editoriale. Napoli se sceta ogni ... notte
Via Zabatta, Boscoreale. Notte. O meglio accenni di notte, un paio di ore fa. Saranno state le due. Due chiacchiere ed una sigaretta, e ad un tratto un rumore sordo: due camion che procedono svelti, lampeggianti accesi.
Gli corriamo dietro, il tempo di mettere in moto: stanno andando proprio lì, in località Pozzelle, presso la cava/discarica di Terzigno, in funzione dal 12 giugno.
Hanno protestato dovunque.
A Boscoreale e Terzigno no.
Ed ora i camion corrono veloci ogni notte sulla panoramica ed il famoso talquale finisce nella discarica situata nel parco nazionale del Vesuvio così come viene prelevato dai cassonetti. Una discarica legalizzata con tanto di camionette dell’esercito a presidiarne l’entrata. Così, dopo trent’anni di sversamenti illegali, oggi a norma di legge le nostre zone muoiono un po’ di più.
Facile retorica? Non direi.
Siamo noi i primi ad aver accettato in silenzio. A Chiaiano, a Serre, ad Acerra … Ci hanno provato o ci stanno provando ancora a dire no. Noi invece … noi dell’area vesuviana … in silenzio, muti. Zitti. I ragazzi del presidio di due anni fa sono stati costretti a scappare. Ed ora … noi tutti ancora ZITTI…
Zitti.
Una decina di giorni fa in riunione parlando del più e del meno ci chiedevamo, arrivati a venti o trent’anni, come doverci porre nei confronti delle illegalità legalizzate in cui viviamo giorno per giorno.
Non l’abbiamo ancora capito, o forse non abbiamo il coraggio o la forza di capirlo.
Uno spunto ce l’ha dato il prof. Masullo. Ci ha detto: da soli non valiamo nulla, occorre fare società, alzare il tiro, discutere e creare aggregazione.
La stiamo creando. Ma occorre andare oltre il concerto, oltre la musica. Oltre l’incontro sporadico. Dovremmo trovare nei meandri della nostra storia l’istinto di lottare. Dovremmo. Ma tant’è, anche domani i camion riprenderanno la via di Terzigno e entro 4 anni la discarica sarà satura e pronta a riconsegnarci i nostri rifiuti sotto altre forme, più subdole e dolorose.
Alessio Arpaia
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