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Il mistero del sapone diluito! (per gli amici PONEL)

Parte seconda

Il nostro fringuello profumato, altruista plastico, abitante umidiccio di benefici lavandini, non era più lo stesso! Lesionato dal di dentro, molliccio, prossimo alla definitiva “consunzione”. Eppure, diluito meschinamente almeno un paio di volte la settimana, da volontario e patriota ce la metteva tutta per continuare a servire anzi, a stupire i suoi aguzzini.

“Testano subito la loro opera quelle furbone!”

“E ridacchiano nel sentire quanto poco gli profumano le mani questa volta”

PONEL, lo chiameremo così, non scardinava più la resistenza meschina del cattivo odore; non affievoliva manco per idea la macchia e al contempo, stremato nell’essenza dal malanimo che produce da sempre l’insistenza dell’H2O, in fottuto silenzio, ha cominciato a beccarsi come se avesse avuto una fronte spaziosa su cui infierire le bestemmie di tutti i maschietti; i quali, si sa, sbadati, si pisciano sulle mani dalla notte dei tempi. Fatto sta che nessuno diceva niente al Lab, ci si meravigliava e basta, niente di più fra i volontari con le mani gusto pizza. Musica a pazzo, presentazioni, concorsi e nessuna lamentela ufficiale anzi: nessun Punto di vista rivoluzionario. Dopo un breve periodo difficile, trovai casualmente un rimedio più che soddisfacente. Sapevo che sarebbe finito presto e così cominciai a servirmene ogni volta che potevo. Parlo delle salviette della piccola Gaia; esse, tanto misericordiose quanto abbondanti, praticamente mi salvarono dal “taglio delle mani”, unica soluzione possibile dopo aver pulito “live” il mitico “Cesso delle Ginestre”. Fatto sta che cominciai a rubarle sistematicamente fino a quando - e chiedo perdono alla cara “mamma Rosi” - riuscii ad impossessarmi di una confezione intera … una confezione per le vacanze. Ma l’acqua, rimedio efficacissimo, quasi miracolo omeopatico, il “mal sottile” del sapone liquido labico, un pomeriggio estivo di ragguardevoli accatastamenti e miracolose potature, prese definitivamente il sopravvento. Ai tempi, un calore terrificante, “breccia” ovunque e necessari debiti sul grugno labico, un uomo di nome Giacomino si aggirava nel PompeiLab e ovunque si fermasse, lasciava strati di premiscelato prepotentemente piatti e leggere tinte chiare lavabili. “Dove sei Giacomino!”. Al termine del secondo giorno di lavoro, il buon pittore si avviò fiducioso nel “cesso storico” con l’intento di lavarsi le mani da una “specie di strato di pittura camminante”. Entrò dentro, salutò con gli occhi il povero sapone diluito e fece per pomparlo. Niente, uno spruzzo da parco giochi acquatico lillipuziano si abbatté sulla sua manona araba. Giacomino corrugò la fronte leggermente intonacata e in perfetto arabo mi disse: …. …. …. *
Quella protesta ufficiale, prima e ultima, non è servita a molto. Le donne comandano amici miei! Oggi la resistenza al sapone diluito ha deposto le armi, qualche piccolo focolare ancora resiste ma non è la stessa cosa. Ci si lava le mani a periodi purtroppo e lui, si lui, adesso è un vecchio barattolo. Sempre lui, ricaricato settimanalmente e diluito per LEGGE.

“Non lo trovi troppo denso?”

“Lascia un profumo “dolomitico” che da fastidio!”

“Il dosatore rilascia una quantità di sapone intollerabile!”



Non lamentatevi troppo cari lettori …

bardamù


* La traduzione della prima lamentela ufficiale ci è stata fornita dalla signorina Andreina Cariollo.. E ‘lla sta!


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