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Bardamù e lo strano mondo delle preposizioni articolate

Questo breve “omaggio” nasce per caso, sicuramente una mattina, quando mi capita di sorridere ripensando a quello che mi è successo nel “ passato prossimo personale”, così amo definirlo. Computer acceso, maglia nera, occhi ben aperti e alle 07.09 di mercoledì 30 settembre (S. Gerolamo) ho la brillante intuizione di scrivere, lucchetto impostato per errore, GOL DALLA PROPRIA PORTA! Ma un omaggio non è una notizia e quindi, cari amici, adesso vi tocca la storiella …

Tutto è cominciato domenica allo stadio San Paolo di Napoli, durante i primi minuti di gioco di Napoli-Siena. Non posso essere sicuro al cento per cento ma credo che il fatto storico che mi consentirà di ricordare per sempre quella domenica sia l’uscita definitiva dallo stadio - alla chetichella - dell’ormai ex DG del Napoli, un avvenimento spettacolare che ci è valso il primo servizio di STUDIO SPORT. Con il gruppetto abbonati del PompeiLab (seguirà un vivace omaggio) ho raggiunto il nostro “non posto” (questa volta nemmeno il sediolino sotto il sedere) e ho atteso appena 1 ora che la partita cominciasse. Dopo un secondo di gioco, ho capito di essere finito in quello che allo stadio si definisce semplicemente un “brutto giro”. Fra le cose che nella vita non si possono scegliere, parenti, intolleranze alimentari e il proprio nome, c’è sicuramente il posto allo stadio San Paolo, o meglio il grugno di chi ti affiancherà di volta in volta. Ero capitato giusto davanti ad un “prodotto del sistema”, un padre di famiglia idiota che a suo dire ha frequentato la TRIBUNA fino all’anno scorso, una schifezza di essere che ho disprezzato fin dal primo commento. Quando mi succede cerco sempre alleanze e infatti, complice il gol del piccolo Morimoto contro la Roma (acquisto azzeccato del caro Premiscelato che ci permettiamo di festeggiare sempre), mi sono voltato per cercare la saggezza che da sempre abita nella barba del mio “Socio”. Lui si che è un tipo fermo, da sempre. Lui è tollerante e comprensivo. Lui non è come me! Non farebbe male “alle mosche” per non essere ripetitivo e sicuramente già sarà in possesso di una soluzione calzante che – stringi stringi- finirà col salvarci … la partita. Questo pensavo mentre il beone troglodita dietro continuava senza sosta a gridare tutte le sue frustrazioni settimanali al povero Napoli; mentre la sua cavolo voce, malefica, deteriorava quel poco di buono che è rimasto fra l’esultanza e il fischio. Parole malvagie per tutti gli atleti; tattica spicciola e fantomatiche strategie per Donadoni e tutti i suoi incapaci collaboratori e una lesione al timpano destro per me. Una piattola cafona e logorroica! All’ennesimo vaffa... rivolto al povero Pirata Morgan, colpevole di impiegare troppo tempo per rinviare, mi si materializzò davanti una scena famosissima del film “C’era una volta in America”. La utilizzo spesso, ogni volta cimentandomi in un ruolo diverso. Domenica ero Max(M), il mio Socio Noodles(N), la piattola il perfido Bugsy(B) e il Napoli il povero Dominic(D) ... “inciampato” comunque in una brutta prova.

Mi agito “nella locandina del film”, fra le casse, i sacchi e l’ombra del ponte di Brooklyn. Dominic è stato appena colpito e Max, io, non so che fare. Dall’altra parte della stradina c’è Noodles, soffre, è stupito dal suo stesso odio. Trova però il coraggio di raggiungere Dominic, lo trascina, lo adagia sulla base di una ruota e lo “sente” morire. Sento che devo fare qualcosa: uccidere Bugsy subito, disarmarlo, scappare … qualunque cosa ma subito. Sono pronto e sto per partire quando … (redatto in napoletano gentile)

N – Capo mi state stonando le recchie. State un poco calmo
B – (non sente e continua a gridare) Daaaai .. Avanti scimunito
N – Capo allora nun ce simm capit: mi state stonando!
B – O, ma tu che vuoi da me: statti a casa!
N – Azz facite pure o maleducato. Ma guard nu poc a chistu scem, fa pur o maleducato. Mo, vata sta zitt proprio Oi (in questo caso “mo” e “oi” hanno la valenza di una coltellata prolungata). E turnat o post vuost e basta!

Grande Noodles, grande Socio, un esempio di calma/democrazia/stile ed eleganza che non si vedeva dai tempi degli “affondamenti” a Conca dei Marini. Una vera goduria! Già, un momento grandioso, di silenzio assoluto, che pur durando poco è stato bellissimo. Ma il Napoli non c’è, il gioco è assente e il pubblico fischia di continuo rianimando quel maledetto di Bugsy. Un GOL DALLA PROPRIA PORTA per trovare il coraggio di ucciderlo davvero! Un GOL NELLA PROPRIA PORTA per morire annegati sul ponte della Perla Nera. Questo è lo strano mondo delle preposizioni articolate, la sua bestialità che non ti permette di “rimontare” la vita. Un COLPO NELLA SCHIENA e Dominic è “inciampato”; un COLPO DELLA SCHIENA e Dominic ha “parato” un bel tiro.

La partita è appena finita, 3 punti per il Napoli e la testa piena di Bugsy, della voglia di non rivederlo mai più se non per ucciderlo. L’appuntamento per il calcetto è fissato: LUNEDI ORE 21.00 da Egidio (i campi di calcetto hanno sempre un nome proprio di persona.. indagheremo). La partitella con gli amici è la degna conclusione di un lunedì di chiacchiere e finisce sempre col ristabilire una specie di equilibrio. Giochiamo bene! Siamo offensivi ma ci preoccupiamo comunque della fase difensiva con coraggio. Stiamo vincendo e vinceremo! Verso la fine della partita (ore 21.55) succede una cosa bellissima, un piccolo miracolo che ha ristabilito la quiete nel mio mondo “rimontato”. L’odiato portiere della squadra avversaria (B) porta palla fino a metà campo, inciampo (D) e lui mi salta in velocità. Con uno scatto lo raggiungo e gli tolgo il pallone quando ormai è in aria di rigore. Fermo la palla e lui, sconfitto, tenta di recuperare la posizione. Ma il Socio (N come Noodles) guarda la porta, carica il destro da sotto il gonnellino e lascia partire un “quaglia tiro” che si insacca pochi centimetri sotto la traversa. Cacchio – penso – UN GOL DALLA PROPRIA PORTA! Sono subito felice! Bocca larga per sorridere come se avessi ucciso il mio Bugsy, quello dello stadio. Lo strano mondo delle preposizioni articolate ha appena subito una pesante sconfitta e sono proprio io, bardamù, a sentire il bisogno di rendere omaggio al “braccio armato” di questa impresa.

… E adesso sono pronto, ho digitato la parola che mi ha fatto appena sorridere, premio INVIO e aspetto i risultati ...

A tutti quelli che nella vita hanno fatto un gol dalla propria porta

bardamù


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