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Speciale Musica: Joe Barbieri - Maison Maravilha
Ho conosciuto la musica di Joe Barbieri per puro caso, a lavoro, e non finirò mai di ringraziare la persona che ha reso possibile quest’incontro, seppur spirituale.
Da allora, complice anche la situazione sentimentale che stavo vivendo, ho preso a cuore quest’artista che, oltre ad essere talentuoso e onnivoro, musicalmente parlando, è una persona che ha la capacità di parlare direttamente al cuore dell’ascoltatore, in confidenza, con la stoffa di un vecchio crooner.
Misi a ferro e fuoco Napoli per reperire “In parole povere”, il penultimo album di Barbieri, e, una volta avuto l’oggetto del mio desiderio, l’ho ascoltato ripetutamente, avidamente, imparando tutti i testi, le pause, e facendo mie le emozioni che quelle canzoni riescono ancora a darmi.
Qualche settimana fa ho saputo di “Maison Maravilha” e subito ho fatto il possibile per poter ascoltare in anteprima l’ultimo lavoro del nuovo crooner italiano.
“Maison Maravilha” è una perla, dà all’ascoltatore la stessa sensazione di una gioia inattesa, insperata ed è veramente la ‘conferma del talento cristallino di Joe Barbieri‘.
L’album è composto da undici canzoni, in cui Barbieri incontra la bossa nova, il jazz, la chanson française, il fado e le soluzioni armoniche delle colonne sonore del cinema anni ’60, ed è la normale evoluzione di “In parole povere” che già affermò l’artista napoletano nel panorama musicale italiano.
La prima traccia si chiama “Normalmente” ed è una canzone che Joe Barbieri prestò ai Kantango nel 2006 ed evoca un’atmosfera soffusa, malinconica, intimista (Ma nel segreto di un silenzio, ti sto chiamando. Io guardo lontano, più forte, da qualche parte so che mi rispondi) e introduce l’argomento principe del disco che è l’amore, in tutte le sue sfaccettature. Si respira l’assenza, l’oblio come condizione di sopravvivenza ad un amore finito, un’assenza che si protrae e ha bisogno di essere rievocata per non dimenticare.
“Fammi Tremare I Polsi” è il singolo dell’album arricchito da un violoncello intrigante e affascinante suonato da Vladimir Koqaci mentre “Lacrime Di Coccodrillo” ricorda molto il mood di Chet Baker.
Il vero capolavoro dell’album è, però, “Malegria”, cantato assieme ad Omara Portuondo che, per chi non lo sapesse, è una straordinaria interprete cubana. Perché è un diamante questo brano? Innanzitutto per la presenza alla chitarra portoghese del validissimo Gino Evangelista e poi per la struggente interpretazione della Portuondo, che canta in portoghese. Si passa, poi, facilmente a “Castello Di Sabbia” che, diversamente dalla traccia precedente, sembra essere uscita dalla penna di Nino Rota.
Con “Wanda, Stai Seria Con La Faccia Ma Però”, Joe Barbieri si conferma un ottimo interprete della canzone italiana. Già abbiamo avuto modo di apprezzarlo precedentemente nelle cover di “Arrivederci” di Umberto Bindi e di “Io Che Amo Solo Te” di Sergio Endrigo ma con “Wanda”, Barbieri addirittura ‘ringiovanisce’ la struttura della canzone di Paolo Conte dando la possibilità ad un pubblico più giovane di conoscerla lasciando intatto l’intento del cantautore astigiano.
“Tacere/Parlare”, altro pezzo sublime, è una ballata jazz in cui la voce di Joe Barbieri ricorda, più che negli altri brani, quella di Caetano Veloso. L’utilizzo di archi enfatizza maggiormente un testo che rimane impresso nell’anima dell’ascoltatore.
“Gira E Rigira” è un omaggio alla bossa nova che, in un certo senso, è sempre presente, come un fantasma che non si vuol scacciare, nelle incisioni di Joe Barbieri (mi viene in mente la bellissima “Microcosmo” presente nel penultimo album). “La Muraille De Chine” è, invece, un omaggio ad Henri Salvador con cui era prevista una collaborazione che, a causa della morte dell’artista francese, non è stata portata a compimento.
Infine “Fa’ Conto” e “Onda Schiva” sono due veri pezzi cantautoriali in cui il testo viene supportato diversamente dalla musica. Nel primo pezzo è ancora l’orchestra a giocare un ruolo di primo piano mentre nel secondo è la chitarra portoghese che accompagna parole di disperazione, asfissiate dal dolore cocente. Non c’è annichilimento ma smascheramento dei sentimenti.
“Maison Maravilha” è un album bellissimo, disarmante e controcorrente. Controcorrente perché, ricalcando grosso modo Barthes, parlare d’amore ai giorni nostri, in maniera così spudorata, è un azzardo. È molto più semplice parlare di politica e problemi sociali nelle canzoni che d’amore, sentimento in netta svalutazione nel mondo contemporaneo il quale, citando ancora Barthes, viene visto come una ‘malattia di cui bisogna guarire’.
Francesco Bove
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