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Lo strano caso “Uccidiamo Berlusconi”

Il caso del gruppo facebook "Uccidiamo Berlusconi" non lascia presagire nulla di buono e, dietro la facciata di una punizione esemplare verso i probabili attentatori alla vita del premier, c'è, in realtà, un disegno ben più ampio che potrebbe portare alla restrizione della libertà di parola, diritto fondamentale e indiscutibile in un paese democratico.
Il gruppo "Uccidiamo Berlusconi" è composto da persone che indirizzano rabbia e indignazione nei confronti del nostro Presidente del Consiglio anche attraverso espressioni tremende e un uso improprio della parola "morte". Purtroppo, in democrazia accade anche questo e anche l'ex premier Prodi, all'epoca del suo breve mandato, fu il bersaglio (e lo è tuttora) di un gruppo facebook dal titolo "Chi vuole decapitare Romano Prodi (Il Mortazza)", gruppo che contiene frasi macabre del tipo "Ti voglio morto Mortazza" o " Mortazza di merda deve uscire qualcuno dall'indulto che ti ammazza tutta la famiglia e ti brucia la casa ladro di merda". Frasi dello stesso calibro di quelle adoperate da alcuni utenti del gruppo "Uccidiamo Berlusconi".
Nel caso di Prodi, non si crearono allarmismi sulla stampa, non si diede, quindi, importanza al fenomeno e non fu assolutamente raddoppiata la scorta di Prodi.

Perché adesso sì?

Andiamo un po' indietro. Da alcuni mesi i media stanno diffondendo un'immagine del social network Facebook distorta. Il giornalista Emilio Fede è il maggior detrattore e, tramite inchieste giornalistiche e sondaggi risibili, lascia spesso un messaggio ai suoi telespettatori inequivocabile: secondo il direttore del TG4, Facebook è il male ed è la causa principale di molte violenze, stupri e disordini sociali. La campagna anti-facebook è diventata quasi un riempitivo sulla stampa ed è giusto di una settimana fa la notizia che ha coinvolto Matteo Mezzadri, giovane dirigente di Generazione Democratica, che sulla sua bacheca personale scrisse, sicuramente a mò di sfogo : «Ma santo cielo, possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi?».
Ultima la bufera sul gruppo Facebook che "vorrebbe morto" il premier italiano.
Questo polverone mediatico non farà bene all'Italia e potrebbe diventare la goccia che fa traboccare il vaso. Gruppi che iniziano o che hanno nel titolo la parola "uccidiamo" ce ne sono diversi e non hanno mai creato problemi a nessuno.
Se verrà dato credito a questa notizia, i nostri governanti si potrebbero sentire legittimati a chiudere tutti i blog e i forum che criticano aspramente l'operato del governo e Berlusconi.
Si tratta della classica politica dei piccoli passi - la storia insegna - e stanno tastando il terreno.
Questi attacchi ripetuti e ostinati vengono rivolti verso Facebook perché è un social network potente, che potrebbe controllare masse, organizzare proteste, far circolare informazioni riservate, coltivare dissidenti.
Leggiamo tra le righe, questa bufera non è altro che un unico, costante, specifico avvertimento intimidatorio da parte della maggioranza verso una parte di popolazione ostile e riottosa.
Il clima politico in Italia si è fatto pesante, forse troppo, e Berlusconi lo sta avvertendo, ha paura, occorrono intimidazioni e, nel caso, un passaggio a misure più stringenti.
Chi riesce a capirlo è bravo, intanto vediamo come andrà a finire.


Francesco Bove



Foto: Tony Montana, il numero uno


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