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Personaggi cult: Franco Caracciolo, uno che per fortuna non è mai guarito!
Il cinema italiano deve moltissimo al grande Franco Caracciolo! Comincio questo articolo dedicato al grande attore ‘sissy’ Franco Caracciolo con questa affermazione, perché ogni qual volta che me lo sono ritrovato sul “piccolo schermo” in uno dei suoi “cammei caraccioliani” ho potuto applaudire la libertà senza il filtro “dell’architettura”. In passato, siamo nel 1963, i “personaggi effeminati” erano affidati esclusivamente a un ristretto numero di caratteristi, realmente gay, perché nessuno voleva interpretarli. Così alcuni di loro si ritrovarono, quasi per caso, in capolavori diretti da celebri registi. Nessuno riuscì ad ottenere grande celebrità, né ad uscire dai ristretti cliché da barzelletta che vedevano i gay di volta in volta come ambigui viziosi, sfacciate "pazze" o zimbelli codardi di tutta la caserma. Eppure dietro alcuni di questi ruoli, spessissimo comici ma comunque sempre fugaci e di contorno, s'avvertiva una qualità attoriale sensibile, quanto tenace, capace di farne figure umanamente indimenticabili. Regine per un attimo della risata o del disgusto della platea, assolvendo fino in fondo e con dignità la loro funzione. Quasi tutti questi attori sissy s'erano fatti le ossa nell'avanspettacolo o erano stati bohemien della gaia Roma del dopoguerra. Oltre alla leggendaria Giò Stajano, il più in vista fu il romano Vinicio Diamanti che recitò pure ne "Il conformista"(1970) di Bertolucci e in "La pelle" (1981) della Cavani. Poi ci furono anche Dominot ( "La Dolce Vita" di Fellini) e Tito LeDuc (la bionda delle "Sorelle Bandiera", lanciate da Arbore nel 1978). Quello però che divenne mitico, nella sua cerchia di amici romani, più per le sue folli gesta che per gli inconsistenti ruoli cinematografici fu il principe Francesco Caracciolo. Nacque il 6 marzo 1944 nella casa dei nonni materni, non nobili, a San Martino in Pensilis, nel Molise. Il padre Don Marcello Caracciolo, dottore in legge, lettere e filosofia era capo sezione al Ministero dell'Educazione Nazionale, quell'organo statale che sotto la direzione di Bottai, nel 1938, sostenne l'emanazione delle leggi razziali in difesa dell'italianità e della famiglia, cioè il cosiddetto "Manifesto degli scienziati razzisti" dettato da Mussolini ma firmato, in pratica, da dieci quotati patologi, fisiologi e antropologi sedicenti "studiosi razzisti". A questi pazzi s'aggiungevano altri 140 firmatari(*) fra cui il rettore dell'Università Adriatica Benito Mussolini di Bari (così si chiamava all'epoca) dal 1925, fondatore della Eugenetica (biotipologia umana) e senatore fascista, dal 1933, dottor Nicola Pende (1880-1970). Costui, in qualità di membro della "Commissione per l'Educazione e Cultura Popolare", fu molto vicino al principe Marcello Caracciolo. Il quale, confuso da un “problemino di famiglia”, decise di rivolgersi a lui per risolverlo. Infatti il suo figliolo, il principino Franco, aveva cominciato a manifestare precocemente mimiche e posture indubbiamente "strane", oltre ad una propensione esagerata al gioco delle bambole con la sorellina maggiore Maria Carmela (**). All’epoca, il mostro Pende, impossibilitato a firmare tesi sulla "diversità" biologica della razza ebraica, s'era incaponito negli esperimenti per correggere, come una vera e propria "malattia", la presunta "diversità" biologica degli omosessuali, promettendo miracoli con rara e tenace convinzione (***). Alla fine del ciclo, il mostro Pende annunciò pubblicamente e frettolosamente che l’adolescente Franco Caracciolo era guarito.(****) La cura fu inutile, anzi, giovò al paziente e lo rese fiero di essere omosessuale. Non certo ricco, fin da bambino col culto delle celebri dive dello schermo, volle intraprendere una carriera d'attore in un momento in cui a Cinecittà si giravano anche più di cento film all'anno. Federico Fellini lo aveva voluto in "Otto e ½"(1963), ironia della sorte, per il ruolo fugace d'un prete vistosamente effeminato che impartiva uno scapaccione al protagonista-bambino del film, vittima della sessuofobia del collegio religioso. Per Fellini figurò in altri tre film: "Toby Dammit"(1968), "Satyricon"(1969) e "Roma"(1972). Altro ruolo non accreditato nei titoli di testa, lo ebbe in abiti da frate in "I Mostri"(1963) di Dino Risi. Bisognerà aspettare molti anni per trovarlo, col proprio nome, tra gli interpreti di "Splendori e miserie di Madame Royale"(1970) di Vittorio Caprioli, con il ruolino in ombra d'un gay che prende a botte un "rivale" durante il battuage notturno al Colosseo. Famoso ovunque per i suoi lazzi comici, surreali quanto graffianti, era ritenuto da tutti una persona estremamente generosa e dall'incredibile candore. Fu lui a rendere famoso l'intercalare "Nì" (dall'inglese "honey", tanto usato dai militari USA a Roma nel 1945 per corteggiare le ragazze), tipico di Anna Magnani, e che poi gli copiò pure Renato Zero. Le esibizioni caricaturali di Franco Caracciolo non finivano di stupire i clienti dei primi locali gay di Roma come il "Club Ompo's" e "L'Alibi". La sua versione impazzita e sgangherata, in tutù classico, del "Lago dei cigni" era straordinaria. Collaborò molto anche con il comico Oreste Lionello per "Il Bagaglino", fondato da Pier Francesco Pingitore e Mario Castellacci. Per sbarcare il lunario, nei primi anni '70, scriveva con lo pseudonimo di Gianni Darelli per la rivista pornografica "OS-Settimanale dei quattro sessi" articoli sconclusionati ma orgogliosamente militanti per la "causa" gay. Addirittura, nel 1972, ne divenne pure direttore. Nel dicembre 1987, mentre scarseggiavano sempre più i ruoli a causa della crisi del cinema, Renzo Arbore volle a tutti i costi Franco Caracciolo nel suo programma su Raidue "Indietro tutta". Qui Caracciolo, con la sua devastante autoironia, travestito da spiumettante quanto traballante gallina, faceva parte grottesca ed integrante del corpo di ballo delle bellissime e sexy-vallette "Ragazze Coccodè". Dopo altri piccoli cammei "caraccioliani" al cinema, si spense all'Ospedale Spallanzani di Roma, a causa di complicazioni dovute all'Aids. Era il 3 novembre 1992.
Note:
*Amintore Fanfani, Padre Agostino Gemelli, Giorgio Almirante, Giorgio Bocca, Mario Missiroli, Festa Campanile e tanti altri
**Nel dopoguerra, grazie alla D.C., il luminare Nicola Pende, immediatamente riciclato, conservò la sua cattedra di Patologia all'Università di Roma fino all'età di 75 anni.
***La "cura" miracolosa prevedeva lunghi mesi di trattamento intensivo. Ginnastica all’alba per rafforzare la muscolatura; maschio uso di docce fredde, supporto psicologico per lavare il cervello da ogni pensiero inadatto, sia con lezioni d'educazione sessuale, religiosa e morale. Soprattutto, il vero toccasana, consisteva nelle iniezioni di forti dosi d'ormoni. All'epoca, come terapia d'urto erano indicate le endovene di Testovena, per l'effetto ad azione prolungata invece il Testogen via endomuscolare ( in una dose di 5mg. vi era contenuto tutto l'ormone estraibile da 50Kg. di testicolo!). Nicola Pende, inoltre, era stato anche lo sperimentatore di pillole di ormoni maschili di scimmia inserite tra l'ombelico e il pube.
****"Franco, un giorno tu mi incontrerai per la strada e mi dirai: Professore Pende, grazie! Lei ha fatto di me un vero uomo! Ma io ti risponderò: "Franco, io ho fatto solo il mio dovere". Anni dopo a tale riguardo Caracciolo avrebbe allegramente confessato al suo amico Massimo Consoli: Nì, vorrei proprio incontrala adesso, la Pende, e dirle: "Professooore! Grazie, lei ha fatto di me...una vera donna!".
Filmografia essenziale:
Numerosi, almeno una quarantina, i piccoli ruoli in film di Serie B fino al 1990. Fu il prete confessore di Anita Ekberg in "Suor Omicidi"(1978) di Giulio Berruti; una racchia vogliosa in "La soldatessa alle grandi manovre"(1978) di Nando Cicero con Alvaro Vitali; un gay amante di Mario Carotenuto in "Dove vai se il vizietto non ce l'hai?"(1979) di Marino Girolami; un nobile frocissimo in "Il Conte Tacchia"(1982) di Sergio Corbucci con Montesano; il preistorico Capo Omosex in "Grunt"(1983) di Andy Luotto; un travestito in "Delitto al Blue Gay" (1985) di Bruno Corrucci con Thomas Milian; il mitico Ceretti (incorruttibile) della Gazzetta in L’allenatore nel pallone (1984); un gay buddhista in Eccezziunale.. veramente (1982); un paziente con particolarissima patologia anale in Pierino medico della Saub (1981) e tanti altri cammei indimenticabili. Dal 1976 fa coppia en-travesti in molti cabaret romani con Alberto Tarallo, la Doralice del film "Mimì Bluette"(1977) di Carlo Di Palma e che fu anche sceneggiatore di "Suor Omicidi".
Filmografia quasi completa
• Vacanze di Natale '91 (1991)
• Pierino torna a scuola (1990)
• Ad un passo dall'aurora (1989)
• Il ragazzo del Pony Express (1986)
• Mezzo destro mezzo sinistro 2 calciatori senza pallone (1985) - non accreditato
• L'allenatore nel pallone (1984)
• Delitto al Blue Gay (1984)
• Cenerentola '80 (1984)
• Mi faccia causa (1984)
• Grunt (1983)
• Il tifoso, l'arbitro e il calciatore (1983)
• Il conte Tacchia (1982)
• Violenza in un carcere femminile (1982)
• Eccezzziunale... veramente (1982)
• Vigili e vigilesse (1982)
• Dio li fa e poi li accoppia (1982)
• Pierino colpisce ancora (1982)
• Si ringrazia la regione Puglia per averci fornito i milanesi (1982)
• Tutta da scoprire (1981)
• Pierino medico della Saub (1981)
• Ciao marziano (1980)
• La compagna di viaggio (1980)
• Quando la coppia scoppia (1980)
• Agenzia Riccardo Finzi, praticamente detective (1979)
• Assassinio sul Tevere (1979)
• Dove vai se il vizietto non ce l'hai? (1979)
• L'imbranato (1979)
• La soldatessa alle grandi manovre (1978)
• Quando c'era lui... caro lei! (1978)
• Suor Omicidi (1978)
• Quel pomeriggio maledetto (1977) - non accreditato
• La soldatessa alla visita militare (1977)
• La prima notte di nozze (1976)
• Remo e Romolo storia di due figli di una lupa (1976) - non accreditato
• La morte accarezza a mezzanotte (1972)
• La coda dello scorpione (1971) - non accreditato
• Splendori e miserie di Madame Royale (1970) - non accreditato
• I mostri, episodio "La giornata dell'onorevole" (1963)
• 8½ (1963) - non accreditato
A cura di bardamù
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