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La Sacra Famiglia lascia il segno al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli
Napoli. I Pennelli di Vermeer in la Sacra Famiglia- tragicommedia musicale in 3 atti – hanno concluso mercoledì 3 febbraio la loro esperienza al Nuovo Teatro Nuovo, in via Montecalvario. Uno spettacolo curato in ogni dettaglio, che ha perfezionato la geniale idea di Pasquale Sorrentino a circa un anno dalla sua nascita. Sul palco Pasquale e Marco Sorrentino, Stefania Aprea, Valentina Bruno ed alle tastiere Raffaele Polimeno: un mix di musica e teatro, coreografie di Lidya Cascone, che affronta Colazione, Pranzo e Cena: tre momenti topici della “Sacra Famiglia”: in questa giornata tipo, dunque, entrano in scena un passo alla volta tutte le contraddizioni insite nella famiglia borghese con toni irriverenti e momenti a tratti surreali. Particolare attenzione al ruolo della ‘moglie’ che da subito sottolinea il suo dramma: “Ero casalinga ma mi avete declassata a schiava di famiglia ed ora sono rassegnata” per poi rincarare ancor più la dose urlando “La chiave è nella porta, mi basta una mandata, ed ecco mio marito … già piango rassegnata!”. Alla musica, gestita da Raffaele Polimeno e curata in regia da Ercole Longobardi, si associa un’impostazione teatrale della commedia, nuova sfida per i Pennelli di Vermeer, che con una accurata gestualità del corpo e del volto riescono a trasmettere alla platea le ipocrisie di una famiglia tipo che si scontra con i suoi drammi quotidiani, esasperati certo – si pensi a brani come ‘la sindrome del buco’ ‘le sventure della virtù’ o ‘fetish man’ – ma funzionali al fine di mettere a crudo tutte le contraddizioni simbolo anche della società odierna. Lo stile di Pasquale Sorrentino, autore dei testi, è inconfondibile perché dissacrante e satirico: una firma che già da anni si fa riconoscere senza necessità di ribadirne il nome. Un piccolo successo, dunque, che sarà tra l’altro possibile reperire in dvd a breve grazie alle riprese effettuate durante questo stesso spettacolo al Nuovo Teatro Nuovo. “Questa è la Sacra Famiglia. Quattro teste per una poltiglia. Non siam certo gli eroi ma benvenuti a colazione da noi”.
Alessio Arpaia
(lapilli)
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