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Addio a Lelio Luttazzi: un elegante “oblomovista”

La notte dell'8 luglio 2010, alle h.2.45, nella sua casa di Trieste, si è spento il grande Lelio Luttazzi, aveva 87 anni. Malato da tempo di una neuropatia, il pigro, apatico, elegante, unico Lelio Luttazzi – semplicemente – ci mancherà! Figlio della maestra elementare Sidonia Semani e di Mario Luttazzi, “il giovanotto matto” comincia a suonare il pianoforte giovanissimo grazie a don Crisman, il parroco di Prosecco, paesino in provincia di Trieste. Nel 1943 si esibisce con alcuni suoi compagni di università al teatro Politeama in uno spettacolo musicale, per aprire il concerto di Ernesto Bonino, cantante torinese molto noto all'epoca, capace di conquistare nel 1947, con la canzone Chinito chinita, L’Habana. Bonino, colpito dalla bravura di Luttazzi, lo avvicina e gli chiede di comporre una canzone per lui. “Il giovanotto matto”, seppur spedita a Bonino controvoglia, diventa un grande successo e frutta al giovane Luttazzi ben 350.000 lire. Luttazzi decide di fare il musicista! Nel 1948 si trasferisce a Milano: è direttore musicale della CGD di Teddy Reno, con cui scrive la canzone “Muleta mia”. Nello stesso anno sposa Magda Prendini e nel 1949 diventa padre di Donatella. Nel 1950 si trasferisce a Torino per assumere l'incarico di direttore dell’orchestra d’archi della Rai. Dal 1954 al 1956 lavora nel programma radiofonico a quiz “Il motivo in maschera” presentato da Mike Bongiorno. Sono di quel periodo canzoni memorabili come “Senza cerini”, “Chiedimi tutto”, “Timido twist”. Dal carattere apertamente jazzistico e piene di swing, sono interpretate dallo stesso Luttazzi, pianoforte e voce, in uno stile molto personale. Nello stesso periodo, per “gli altri”, compone brani come “Una zebra a pois”, cantata da Mina; “Vecchia America” per il Quartetto Cetra, “Eccezionalmente, sì” per Jula De Palma; e “You'll say to-morrow” registrato in italiano da Sophia Loren. Nel 1964 partecipa al Festival di Sanremo come autore; il brano “Piccolo Piccolo”, con testo di Antonio Amurri e interpretata da Emilio Pericoli e Peter Kraus, non accede alla fase finale. Il debutto televisivo di Luttazzi come direttore d'orchestra, avviene nel programma della Rai “Musica in vacanza”: è il 1954! In quegli anni è anche attore di cinema: in “L'avventura” di Michelangelo Antonioni e “L'ombrellone” di Dino Risi. La trasmissione che gli diede più notorietà fu la radiofonica Hit parade, la vetrina settimanale dei dischi più venduti, andata in onda ininterrottamente dal 1967 al 1976: all'ora di pranzo del venerdì (con replica il lunedì) il motto "Lelio Luttazzi presenta... Hit Parade!" era un appuntamento seguito da un altissimo numero di ascoltatori. Nel giugno del 1970, proprio mentre era all'apice del successo, la vita di Luttazzi fu travolta: venne infatti arrestato con Walter Chiari e Franco Califano con l'accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti. L'arresto, avvenuto in seguito alla intercettazione di una telefonata tra Walter Chiari e Luttazzi, segnò profondamente la vita del “giovanotto matto” anche perché Chiari, che lo accusò sconsideratamente, non si degnò neanche di una telefonata di scuse. Dopo ventisette giorni passati in carcere, venne liberato e completamente scagionato. Una volta riabilitato, tornò più in RAI, a presentare Hit parade alla radio, fino alla chiusura della trasmissione nell'inverno del 1976. Amareggiato dalla lapidazione mediatica cui era stato sottoposto, si ritira a vita privata. Comincia a negarsi, agli amici e al lavoro, entrando in una sorta di esilio volontario. «Ho eletto Oblomov a mio modello. L'oblomovismo non e' solo pigrizia, inettitudine, incapacità di azione. È tutto questo ma anche deliberata autoemarginazione, intransigente rifiuto di tante cose che per gli altri sono importanti: il lavoro, l' efficientismo, il giovanilismo, la carriera... » La sua pigrizia “cozza” inesorabilmente contro quella dei “maledetti” giornalisti, la pigrizia degli archivi. E tutte le volte che una persona importante viene ammanettata per droga salta fuori l’arresto del 1970. «Ogni tanto querelo. Vinco sempre. E con una querela che mi son preso il lusso di comprare la barca, la mia Oblomov». Nel maggio del 2009, dopo oltre 57 anni trascorsi tra Milano, Torino e Roma, decide di ritornare definitivamente insieme alla seconda moglie a Trieste. Per l'occasione il regista Pupi Avati gira un film documentario di prossima programmazione che parla proprio di questa specie di “trasloco definitivo”.

Nelle rare interviste Luttazzi si definiva con civetteria tutta letteraria «oblomovista», cioè apatico e fatalista come l’eroe del romanzo di Goncarov. Era il suo modo di difendersi, puro e semplice. Non era adatto a presentare “Hit parade” e non c’entrava nulla con l’incomunicabilità e gli intellettualismi di Antonioni eppure, usando l’eleganza come fosse un coltello affilatissimo, è stato memorabile!


36 anni dopo l’arresto

La sera dell'8 ottobre 2006 ritorna in Rai 36 anni dopo l’arresto: è ospite d'onore della trasmissione di Fiorello Viva Radio2, che in quell'occasione andava in onda contemporaneamente sia in radio che in televisione.

Il 23 febbraio 2008 è ospite di Fabio Fazio nel programma televisivo di RAI3 “Che tempo che fa”

Il 27 febbraio 2008 è nuovamente ospite nella trasmissione di Fiorello Viva Radio2

Il 16 maggio 2008 partecipa al Maurizio Costanzo Show suonando "Ritorno a Trieste".

Il 21 dicembre 2008 è nuovamente ospite di Fabio Fazio nel programma televisivo di RAI3 “Che tempo che fa”

Il giorno 9 dicembre 2008 è stato ospite nella trasmissione radiofonica di Radio Rai Uno condotta da Silvia Boschero, Radio Uno Village.

Il 19 febbraio 2009 ha partecipato al Festival di Sanremo 2009 condotto da Paolo Bonolis. Ha accompagnato al pianoforte Arisa,con il brano Sincerità risultando determinante per la sua vittoria. Rimasto sul palcoscenico, ha proseguito con il brano “Vecchia America”.


Curiosità:

Daniele Luttazzi, il cui vero cognome è Fabbri, ha scelto il suo nome d'arte proprio in omaggio a Lelio Luttazzi.

Il suo unico libro è “Operazione Montecristo”

A cura di bardamù


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