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Marcello Coleman “VoodooVibe tour " sabato 9 Maggio 2015 live al PompeiLab start ore 22:00
Se è vero che è quasi una decade da un suo cd ufficiale, Coleman non è stato mai domo in questo tempo lavorando in quello che può essere definito un esperienza lunga 10 anni raccontata in musica e cultura in un album.
In assoluta controtendenza a stampare per mantenere sempre alta l'attenzione su di se, Marcello in tutto questo tempo ha lavorato alla qualità dei suoi testi ricercando una profondità espressiva come si percepisce in questo singolo che annuncia un capolavoro completo.
Ogni singolo brano è alla ricerca della vibrazione profonda che conduce al superamento dell’omologazione che genera schiavitù mentali e fisiche ancora ai nostri giorni. Una musica, che faccia ballare ma anche pensare.
“Mi sono finalmente dedicato a me stesso. Dopo anni in cui ho lavorato per altri, era arrivato il momento di pensare a me. Voodoo Vibe riassume le mie impressioni, le mie sensazioni sui nostri giorni. Si può definire un lavoro intimo ed emotivo”. ha affermato Marcello Coleman.
Dopo la lunga esperienza come vocalist degli Almamegretta, Coleman torna in
studio per incidere un disco tutto suo. “Voodoo Vibe”, che esprime la vibrazione profonda e primitiva che muove tutto in un unico battito del cuore e che conduce al superamento dell’omologazione che genera schiavitù descritta in “Acqua santa”.
Il singolo e di rara bellezza e di profondo significato spirituale e di rispetto verso qualsiasi religione.
Il musicista di padre americano e madre napoletana fonde nel nuovo cd reggae funk, jazz, per affrontare temi quali l’integrazione, il disagio sociale, la tolleranza l’amore.
Per declinare temi forti in una musicalità leggera, che faccia ballare ma anche pensare.
Un lavoro, questo, all’insegna della contaminazione musicale e umana vissuta, toccata
con mano da Coleman nei suoi continui viaggi a Bruxelles, dove alloggia nel quartiere
congolese, pieno di musicisti ed artisti che lo hanno influenzato profondamente con le loro
storie e riflessioni e dove il nero, il diverso, è considerato parte del tutto.
A’ voce e’ll’ammore”, il pezzo in cui più forte è l'influenza posse, vuole essere un
incoraggiamento, un messaggio di speranza per resistere alla voglia di migrare di “Wote
ndani ya”, di lasciare la propria terra d’origine, ‘terra mamma e madonna, per approdare in
una “Terra morta” che – parafrasando Pino Daniele – ‘forse ‘na vota era ‘e mille culure, ma
oggi ‘o fuculare è o ‘scuro’.
La lotta ad ogni forma di discriminazione è uno dei fili conduttori dell’album, forse più
evidente in “M’ vec’”, che narra di storie di ordinario razzismo, ed in “Dio è addovà”, la
ballad Blues che invita a migliorarsi continuamente, senza nascondersi dietro un’ideologia:
Nessun colore, Nessuna religione.
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