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11 SETTEMBRE: LA STORIA PARLA DI ALLENDE

Salvador Isabelino del Sagrado Corazón de Jesús Allende Gossens[1] (Valparaíso, 26 giugno 1908 – Santiago del Cile, 11 settembre 1973) è stato un politico e medico cileno, primo Presidente marxista e socialista democraticamente eletto nelle Americhe[2].

Allende fu Presidente del Cile dal 3 novembre 1970 fino alla destituzione violenta a seguito di un colpo di stato militare appoggiato dagli USA, avvenuta l'11 settembre 1973, giorno della sua morte.

Laureatosi in medicina all'Universidad de Chile, ne fu allontanato e venne inquisito per motivi politici alla fine degli studi. Nel 1933 partecipò alla fondazione del partito socialista cileno. Successivamente eletto deputato del parlamento cileno nel 1937; quindi nel 1943 venne scelto come segretario del partito socialista e ricoprì la carica di ministro della sanità; infine nel 1945 divenne senatore. Nel 1970 ottenne la vittoria elettorale come candidato "marxista" alla nomina a presidente della repubblica del Cile, quindi presiedette un governo di coalizione. Infine nel 1973, un "golpe" organizzato dall'esercito causò la sua morte in circostanze drammatiche - probabilmente suicida - nel palazzo presidenziale a Santiago del Cile, portando al governo il generale Augusto Pinochet che instaurò una dittatura militare. I suoi sostenitori si riferiscono a lui come Compañero Presidente ("Compagno Presidente").

(tratto da wikipedia)


ULTIMO DISCORSO DI ALLENDE

Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi.
La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes.Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno.
Che siano esse un ...castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino, che si è autodesignato comandante dell’Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei carabinieri.
Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò!
Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo.
E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente.
Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza.
La storia è nostra e la fanno i popoli.
Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece.
In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi.
Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra preoccupazione per i bambini.
Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che continuarono a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi di una società capitalista.
Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono all’allegria e allo spirito di lotta.
Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere.
Erano d’accordo.
La storia li giudicherà.
Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia voce non vi giungerà più.
Non importa.
Continuerete a sentirla.
Starò sempre insieme a voi.
Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria.
Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi.
Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.
Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino.
Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi.
Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.
Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!
Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento.

Santiago del Cile, 11 Settembre 1973.


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