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LA GRANDE TRUFFA

A quasi un anno dall’accordo truffa dell’ottobre 2010, col quale si permetteva ai 18 comuni dell’area vesuviana di sversare nella Discarica SARI, l’unica proposta avanzata dai sindaci cialtroni è stata quella che prevede la realizzazione di una fantascientifica impiantistica, avallata anche da alcuni sedicenti comitati, creata ad hoc per continuare a drenare denaro pubblico da utilizzare in opere obsolete ed inutili. Nel frattempo gli sversamenti quotidiani di tal quale continuano l’avvelenamento, ormai accertato, del territorio con la complicità e la copertura delle autorità politiche, sanitarie e delle forze dell’ordine che, nella migliore delle ipotesi, restano passivamente a contemplare lo scempio, mentre nel peggiore dei casi si rendono mandanti e responsabili della morte delle genti di queste terre. La questione acque di falda inquinate- acque che irrigano i nostri campi, che contaminano il cibo che ogni giorni ingeriamo, che annichiliscono ogni speranza di incremento di un’economia locale allo stremo- è stata accantonata da più di un anno; da quando lo stesso comune di Boscoreale commissionò analisi specifiche che accertavano e confermavano l’inquinamento del sottosuolo. Volendo stare al decreto legge 152/06, art. 242, il sito cava SARI dovrebbe essere celermente chiuso e bonificato; invece, ad oggi, assistiamo ancora alla omissione di dati (analisi dell’ ARPAC che, se confrontate tra loro, mostrano, tra l’altro, palesi discrepanze ed omissioni ) da parte di un’ amministrazione comunale che dovrebbe essere la prima deputata alla salvaguardia sia del territorio che della salute della popolazione e che, invero, continua a speculare alacremente perpetrando l’ecocidio (tumori in aumento del 400 %). La procura di Nola dopo essere intervenuta per puntualizzare che è poco importante che sia inquinata la falda, ma importantissimo che “fortunatamente” non ci sia una causa inequivocabilmente individuabile, ha disposto delle ulteriori analisi di cui nulla è trapelato a circa sei mesi dai prelievi. Se poi, alla precarietà della situazione ambientale, aggiungiamo la precarietà esistenziale nella quale siamo immersi - disoccupazione dilagante, la chiusura di fabbriche, minaccia costante all’istruzione pubblica, una manovra finanziaria che graverà interamente sulle nostre spalle - ci rendiamo conto che c’è stato sì un ridimensionamento del fetore esalato dal merdaio Sari ma, al contempo, si è registrato un allargamento del fetore istituzionale.

Non siamo disposti a pagare l’ attuale crisi determinata da banche e gruppi di potere!


ovimento difesa del territorio area vesuviana-Collettivo area vesuviana


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