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E sul binario è ferma la locomotiva
Da lontano, sotto il Vesuvio, si sente l’eco dei lacrimogeni sparati in Val di Susa contro il movimento NO TAV. Allo stesso modo è possibile ascoltare il fruscio del vento mosso dai treni veloci che a trecento km/h sfrecciano in meno di un’ora da Napoli a Roma. Suoni che arrivano nelle stazioni della Circumvesuviana della linea Napoli-Poggiomarino e sulla tratta Nola-Baiano in cui da diversi giorni i treni della vecchie S.F.S.M. passano sempre più raramente. Meno di un’ora da Napoli a Roma, a ben trentatre euro, e più di un’ora per esempio da Boscoreale a Napoli.
Secondo il nuovo piano aziendale previsto dalla Vesuviana dopo il diktat della Regione di tagliare oltre un quarto della spesa, un lavoratore che da Boscoreale intende arrivare a Napoli entro le nove del mattino, farà bene a svegliarsi almeno alle sei e trenta! Perché, se dovesse perdere il treno che passa poco dopo le sette, potrebbe attendere in stazione anche un’ora intera. Una volta salito sull’agognato ETR, dovrà poi fare i conti con un materiale rotabile talmente malridotto da potersi fermare anche ogni cinquecento metri per problemi di varia natura. Un’impresa, dunque, già complessa fino alla scorsa primavera, che diventerà ancora più avventurosa dal prossimo lunedì.
Ecco, dunque, che vengono al pettine i nodi di scelte politiche precise che negli anni hanno privilegiato il trasporto elitario della TAV tagliando il trasporto locale. Oggi, l’esercizio ferroviario su tutte le linee Circum inizia alle ore cinque e termina alle ventidue; cadenza media di un treno ogni trenta minuti. Sulla tratta da Napoli a Sorrento l’orario é prolungato fino alla mezzanotte. Ai tanti cinquantenni che raccontano di treni che circa trent’anni fa si muovevano lungo tutte le linee fino a notte inoltrata, la Vesuviana oggi risponde così: da lunedì 12 settembre l’esercizio inizierà alle ore sei e terminerà alle ventuno (Sorrento ore ventitre). La cadenza, eccezion fatta per poche fasce della mattina, sarà di un treno ogni ora. Addirittura, sulla linea che va da Poggioreale a San Giorgio, i treni termineranno la loro corsa alle ore diciannove con buona pace dei tanti lavoratori che a sera tardi hanno bisogno di lasciare il Centro Direzionale per tornare a casa.
Al di là dei dati, al mattino basta percorre la tratta Poggiomarino-Napoli per rendersi conto che all’altezza di Ercolano iniziano le guerre dialettiche – e non solo – fra orde di utenti imbestialiti da lunghe attese e treni stracolmi, e l’unico capotreno rimasto a lavoro (una volta oltre a lui e al macchinista c’erano anche due conduttori). La gente non riesce a entrare, il “capo” deve chiudere le porte, l’invasato di turno lo vede e inizia a maledirlo, lui prova a spiegargli che non può farci nulla e come tutta risposta si sente dire: Vuje nun vulit faticà…
È sempre più difficile spiegare ai cittadini, i quali pochi anni fa osannavano il “meno tasse per tutti”, che il risultato oggi è “meno servizi per tutti”. Così come ancora più complicato è spiegare che la carenza di personale è dovuta al fatto che, da oltre dieci anni, tanti ferrovieri vanno in pensione senza che vengano fatte nuove assunzioni. Tagli, tagli, tagli… Al massimo esternalizzazioni, con gli scadenti risultati che sono sotto gli occhi di tutti nonostante i circa venti ETR nuovi arrivati in azienda (uno dei quali si è già schiantato al suolo anche perché i vecchi binari non sono in grado di sopportare una massa simile).
Negli ultimi quindici giorni sono aumentate le proteste: accanto al personale, alcuni viaggiatori si sono avvicinati per provare a capire. Per urlare. Ma, a oggi, nessuna marcia indietro sembra essere prevista: la Circumvesuviana taglierà nel prossimo anno oltre trentanovemila corse. Lo studio, il lavoro, Napoli saranno sempre più appannaggio di chi potrà permettersi un automobile, un parcheggio. Sempre più d’elite. La vita, il futuro, passano anche attraverso il trasporto pubblico. E i treni sono fermi.
tratto da NAPOLI MONITOR
di Alessio Arpaia
(foto di Giacomo Acunzo)
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