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Trasporti campani, ultima fermata (da Napoli Monitor)

Dall’ultimo numero di Monitor in edicola, n. 43 ottobre 2011

Nel 2000 cambia il sistema del trasporto pubblico in Italia. Le competenze, dal ministero, passano direttamente alle regioni. Da undici anni a questa parte, si è assistito al proliferare di aziende – private, partecipate o controllate dalle istituzioni – che operano nei trasporti, su ferro e su gomma. In Campania la maggior parte di esse è riunita nel Consorzio Unico, il bacino che racchiude, sotto forma di un unico biglietto, il cento per cento dell’offerta regionale su ferro e il settantotto per cento di quello su gomma. Il Consorzio Unico permette all’utente di viaggiare, su tutti i mezzi aderenti, collegando l’intera regione, con tariffe che variano a seconda della distanza e del tempo di percorrenza.

Da quattro anni almeno è iniziata la crisi dell’organismo nato nel 1995 con la tariffa integrata Giranapoli ed evolutosi prima in Unico Napoli e poi in Unico Campania, includendo quattordici aziende del trasporto pubblico regionale. Nel 2009 un’indagine della fondazione Civicum, organismo indipendente che monitora i bilanci degli enti pubblici, metteva i trasporti napoletani all’ultimo posto tra le grandi città italiane, a causa della sproporzione tra costi e ricavi del consorzio nell’arco del biennio precedente. Uno scarto inspiegabile tra soldi assorbiti da regione e stato e profitti delle singole aziende, i cui effetti hanno finito per riversarsi sulla qualità, quantità e costi dei servizi, a spese dei passeggeri.

Le contraddizioni del consorzio, dopo la sua nascita e lo sviluppo in piena era Bassolino, sono emerse non a caso solo dopo il cambio di giunta regionale. Il nuovo assessore ai trasporti della Campania, Sergio Vetrella, per giustificare i pesanti tagli operati dalla primavera scorsa ha scritto una lettera indirizzata a tutti i passeggeri dei mezzi pubblici campani, dove fa sapere anche che, per sostenere la tariffa unica integrata, “da vari anni le aziende aderenti al consorzio Unico Campania accumulano perdite per ben diciotto milioni di euro complessivi l’anno”.

I vertici del consorzio da parte loro continuano a reclamare fondi regionali non pervenuti, e riguardo alla maggiorazione di cinquanta centesimi per i collegamenti tra Napoli e i comuni che la circondano, il direttore Sannino ha sostenuto: «Quella dei comuni extraurbani era un’agevolazione data in tempi migliori; ora siamo in ristrettezze e le istituzioni hanno deciso di eliminare questo vantaggio anche per recuperare introiti». Una delle poche prospettive di salvezza sembrerebbe al momento derivare dai fondi Fas, che il governo potrebbe autorizzare a spendere sui trasporti a partire dal 2012.

Il sistema trasporti in Campania è in crisi. Recessione, manovra finanziaria e debiti pregressi hanno portato il governatore Caldoro e l’assessore Vetrella a operare ampi tagli nel settore. Un quarto delle corse, su gomma e su ferro, è stato soppresso. La Circumvesuviana, terzo operatore ferroviario in Italia, cinquantamila passeggeri al giorno, ha visto drasticamente ridotte le proprie corse. La Circum serve principalmente i comuni del vesuviano, migliaia di persone che ogni giorno arrivano a Napoli per lavoro o studio. Il primo treno parte alle sette, non più alle cinque. Alla riduzione delle corse si va ad aggiungere l’aumento del prezzo del biglietto. A settembre gli stipendi dei dipendenti sono stati pagati con due settimane di ritardo, si vocifera che i fondi per quelli di ottobre non esistano affatto. L’azienda manda in prepensionamento i dipendenti, di assunzioni non se ne parla.

La Circumvesuviana è certamente l’emblema della crisi dei trasporti in Campania. I dipendenti parlano già con nostalgia dei tempi andati, anche se sono trascorsi appena dieci anni da quello che loro definiscono il “periodo d’oro”. Chi lavora in Circum ha messo in atto, a settembre, una forma di protesta per reclamare gli stipendi non ancora erogati. Hanno deciso di non effettuare gli straordinari. Il sistema è andato in tilt. Molte le corse soppresse, centinaia di lamentele piovute sull’azienda. Che ha poi trovato i fondi ed erogato i pagamenti.

Da settembre la Circumvesuviana è stata inglobata nella Eav Holding, un’enorme società controllata dalla Regione. Con delibera numero 79, la Eav ha inglobato anche Sepsa e Metronapoli Nordest. La Eav Holding ha un buco nel bilancio di cinquecento milioni e ha ricapitalizzato di trentasette. A capo della Eav c’è il settantenne Nello Polese, ex Psi, ex sindaco di Napoli dimessosi durante lo scandalo Tangentopoli, tre mesi di galera prima di essere prosciolto da tutte le accuse. Eminenza grigia della campagna elettorale di Caldoro. Il timore dei dipendenti delle aziende interessate, è che i debiti della Eav ricadano, sotto forma di tagli al personale e ai servizi, sulle neo-consociate.

Per quanto riguarda la Sepsa, la ditta che serve l’area flegrea, la situazione ha del paradossale. L’azienda è stata colpita dai tagli regionali come le altre. I dirigenti hanno lamentato la mancanza di fondi e i sindacati hanno tentato di difendere i contratti dei dipendenti già dichiarati “a rischio licenziamento”. Recenti inchieste condotte dalla procura di Firenze hanno poi messo in luce il comportamento dissoluto di funzionari e dirigenti Sepsa, che elargivano importi – si parla di cinquecentomila euro – per lavori mai compiuti, attraverso appalti-farsa che servivano solo a incrementare il conto in banca di amici.

La mobilità napoletana non vive certo un momento di splendore. La Anm, ex Atan, controllata dal comune, ha effettuato tagli al servizio in periferia per potenziare, dicono, quello interno alla nuova Ztl (che prevede, però, una sola nuova linea, la C55). Simeone, ex presidente di Anm, sostituito dalla nuova giunta de Magistris con Renzo Brunetti, fino a luglio lamentava la mancanza di fondi lanciandosi addirittura in accorati appelli a Caldoro e Vetrella. La sola Anm vanta trecento dipendenti a rischio cassa integrazione. Renzo Brunetti, da quando è a capo di Anm, non ha mai alzato la voce.

Potrebbe sembrare fuori dal coro la condizione di Metronapoli, la metropolitana comunale controllata da palazzo San Giacomo. Tra stazioni dell’arte, treni moderni e nuove fermate, è di certo il trasporto pubblico in regione che offre l’immagine migliore. Invece i tagli hanno riguardato anche il personale di metropolitane e funicolari. Un taglio di circa sette milioni di euro che ha portato alla chiusura anticipata del servizio dei treni che svolgono il collegamento Vomero-piazzetta Augusteo. I biglietti, a pochi mesi dal primo rincaro, ne hanno subito un altro che si attesta tra il sei e il venti per cento a seconda delle zone e della tipologia. Due aziende fornitrici della Metronapoli, la Gesap e la Gierre, sono da tempo in protesta perché i tagli interessano anche loro. Gesap e Gierre svolgono lavori di pulizia per Metronapoli. Dopo lunghe battaglie e l’occupazione dei binari, il vicesindaco Sodano ha assicurato che non ci saranno i diciannove licenziamenti previsti. Almeno fino a dicembre.

Il quadro regionale vede la recente tendenza a incorporare e cedere rami d’azienda (caso Eav Holding). Anche per Metronapoli, Anm e Napolipark si parla di un’unica grande azienda inglobante, l’ipotesi è stata avanzata dal nuovo assessore comunale ai trasporti, Anna Donati. Questa tendenza è spesso l’inizio di un processo di privatizzazione. In Circumvesuviana ne sono sicuri, e sembra ci siano già offerte sul tavolo. Portando l’azienda in Eav Holding, la Circum ha subito una forte svalutazione. Lo scenario è dunque favorevole per il potenziale acquisto di un privato, che risponderebbe al nome di Luca di Montezemolo. Una tratta come la Napoli-Sorrento potrebbe diventare il trasporto di lusso per i turisti della costiera. Tagliando completamente fuori i pendolari del Vesuvio, e quelli di Baiano, Nola e Marigliano. (davide schiavon / viola sarnelli)

( foto di davide tartaglia )


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