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Alenia, le domande senza risposta (tratto da Napoli Monitor)
«Nessuna novità – affermano alcuni lavoratori di Alenia – ormai la questione della sede legale è fuori discussione. Se ne vogliono andare a Varese». Erano i primi del mese scorso. Manifestazioni, sindaci per le strade e attenzione dei media nazionali. Domani a Roma riparte il confronto tra i vertici aziendali e i sindacati: sul tavolo il piano di rilancio aziendale che, come ha dichiarato ieri l’amministratore delegato Giuseppe Giordo, punta a fare dello stabilimento di Pomigliano il centro di tutte le produzioni di velivoli civili dell’azienda, con il supporto di Nola, che dovrebbe assorbire anche una parte dei dipendenti licenziati a Casoria. Agli investimenti ‘nel Sud’ si abbinano però anche progetti di esternalizzazione della maggior parte delle produzioni meccaniche che si realizzavano a Casoria. Insomma è ancora tutta da portare avanti una trattativa che, dopo i primi clamori di settembre, è continuata a riflettori spenti. Eppure è evidente che dall’epilogo della questione Alenia dipende buona parte del futuro dell’industria aeronautica nazionale. E intanto le voci degli operai degli stabilimenti campani coinvolti si riescono ad ascoltare solo di nascosto, facendo attenzione a non farsi sentire dai capi: la paura è quella di essere licenziati ancora prima di un’eventuale ridimensionamento del sito produttivo.
Così gli undicimila dipendenti campani, che in questi mesi attendono di conoscere il loro futuro, non possono che assistere con sgomento all’evolversi di scelte apparentemente illogiche, ma in fondo meditate e concordate, in base alle quali si vogliono spostare le attività lavorative e soprattutto di coordinamento in alta Italia. La vicenda riguardante l’individuazione della sede legale di Alenia pare ormai essere passata in secondo piano, come se la partita già fosse persa, con un unico evidente risultato: l’industria campana sempre più in ginocchio. «La questione è semplice – riassume un dipendente riassumendo pensieri diffusi e più o meno fondati – bisogna accontentare la Lega. Noi siamo produttivi eccome, ma loro non hanno nessun interesse reale a incrementare il nostro stabilimento».
In merito allo stabilimento più importante dell’intera Campania, i sindacati interni fanno notare come negli anni si sia proceduto “manipolando i numeri delle risorse dei siti campani al solo scopo di creare un’inerzia premeditata e programmata per generare confusione, debolezza e incertezza manageriale al solo fine di saccheggiare il sito di Pomigliano”. La questione è spinosa, ed è ancora una volta evidente come i partiti politici arrivino, per volontà o premeditazione, soltanto dopo che l’apparato decisionale dello stato, in accordo con i poteri forti, ha già preso le sue decisioni. Difatti è solo all’indomani delle scelte strategiche prese da Alenia, nell’interrogazione parlamentare del 15 settembre (prima firmataria Teresa Armato, Pd) che si legge: “la scelta di spostare la sede legale in provincia di Varese si spiega, a giudizio degli interpellanti, con una forte pressione politica che la Lega sta esercitando. La preoccupazione è che questo sia il segnale più significativo (altri già nei mesi scorsi si sono avuti con lo spostamento di alcune attività verso Varese, seppur non significativamente rilevanti) di una volontà di trasferire progressivamente funzioni e attività dai siti meridionali al nord”.
Dati alla mano, e politica a parte, il punto fondamentale resta uno: perché abbandonare stabilimenti produttivi funzionanti? E ancora, perché addirittura spostare le commesse verso siti meno attrezzati? Chi è che si preoccupa degli operai e degli ingegneri di Alenia? Dove sono i giornali che pochi anni fa erano in allarme per i seicento lavoratori di Rete 4 che avrebbero perso il posto se, prima di un decreto ad hoc, l’emittente abusiva del presidente del Consiglio fosse andata sul satellite? (alessio arpaia)
(www.napolimonitor.it)
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