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“La vera storia degli Stati Uniti d’America!” -1
Introduzione:
Ecco “La vera storia degli Stati Uniti d’America!” Usando come pretesto la ormai prossima realizzazione di un film sulla vita di Frank Sinatra, abbiamo deciso di raccontare la più grande potenza economica, scorrendo a modo nostro due biografie. Quella del cantante confidenziale più amato di sempre, appunto; e quella di un suo compaesano altrettanto noto, il criminale più importante della storia, Salvatore Lucanìa (a cui più di un film è già stato dedicato). Mafia, politica, droga, corruzione, proibizionismo, rivoluzione, prostituzione. E poi ancora, musica, cinema, tendenza, lusso, fantascienza, problemi esistenziali e porte sbagliate. Ecco, tutte queste cose unite ai buoni sentimenti (è inutile inventariare le cose belle nelle introduzioni) fanno le migliori storie da raccontare. Il nostro film avrà un inizio ed una fine, un momento centrale in cui si cercherà di spiegare e motivare le scelte fatte e – è inutile dirlo a questo punto – numerosi colpi di scena. Come sempre, sono gli uomini quelli che restano, gli esseri che sono stati capaci di lasciare un segno, una malefica traccia che diventa argomento, racconto accattivante. E quindi: attori, contrabbandieri, emarginati, gangster, soldati, killer, cantanti, prostitute, avvocati, giudici e poliziotti. Qualora ce ne fossero, sarebbe inutile inventariare santi e santità.
SCENA 1: Lercara Friddi - Sicilia 1907
La famiglia di Antonino Sinatra (1894-1969 .. in U.S.A. diventato subito Antony Martin), a causa delle enormi difficoltà economiche, decide di trasferirsi in massa negli Stati Uniti d’America. Siamo nei primi anni del Novecento la Sicilia è sconfitta e la gente, indebolita dalla fame, vede nel continente nuovo quella che ancora possono chiamare rivalsa. Il paesino che i Sinatra lasciano per sempre è Lercara Friddi, in provincia di Palermo. Lo stesso vale per Natalina Garaventa (1894-1977 .. in U.S.A. Natalie Della, detta Dolly), di Rossi di Lumarzo (Provincia di Genova), nell'entroterra della Riviera ligure di levante. Ecco, questi sono i genitori di Frank Sinatra!
Siamo in Sicilia, è appena l’alba e fa molto freddo nel paese vuoto. Tutto è fermo, si sente il verso degli animali da cortile e il pianto dei “picciriddi”. Oggi le famiglie a partire per l’America sono 6! Ci sono i Sinatra, i Gradasso, i Lucanìa, i Capporelli, i Magliulo e i Fontana. I Capporelli e i Lucanìa sono imparentati fra loro da almeno cinque anni. Vivono tutti insieme in campagna e con i Sinatra, loro vicini di casa un tempo, formano una comitiva allegra che mal sopporta l’idea di non vedere più la Sicilia. Il figlioletto di Antonio e Rosalia, Salvatore, manifesta i primi sintomi della “Variola vera”. Il bimbo, curioso e irrequieto, non può immaginare che quella malattia lo segnerà per tutta la vita. Salvatore è piccolo, in quel silenzioso addio a Lercara Friddi è l’unico che parla, piange, vuole qualcosa che ancora non conosce. La madre lo scuote senza fiatare, gli lancia sulle spalle il suo lungo scialle nero e lo dirige premendogli il capo con la mano verso Antonio, tre anni più grande di lui ma di gran lunga più “uomo siciliano”. Il lungo viaggio per “l’America” è appena cominciato! Agli inizi del secolo l’oceano fa paura, le sue onde si infrangono contro le carrette del mare che trasportano gli emigranti e fanno morti nelle stive piene. Avanti e indietro come i marinai di Colombo. Cartoni, bauli, corpi ammassati, l’aria e rancida, quasi irrespirabile. Antonino è arrabbiato, sa che dovrà combattere per guadagnarsi la vita e sta fermo, con gli occhi per aria e i piedi in terra. Salvatore invece, dopo aver litigato con tutti, è scappato sul ponte, dove stanno i ricchi, con il pezzo di pane appena rubato, gli occhi in terra e le gambe … levate.
SCENA 2: “All’America” – 1914
Al giovane Antony piace l’America, riesce bene con la lingua e sa farsi capire bene quando si tratta di conti e numeri. Vive con la famiglia nel New Jersey, sogna di girare l’America ma ha capito che deve lavorare per poter sognare “il viaggio”. A parte qualche piccolo lavoretto di carpenteria con i cugini, prende la solitaria via del pugilato (il suo numero di incontri disputati a fine carriera sarà 30). Un pomeriggio di Aprile, Antony va con alcuni amici in una sala da ballo. Lì, nella penombra del ritrovo per italoamericani, incontra Dolly e se ne innamora come un siciliano.
I Capporelli e i Lucanìa, attratti dalle promesse di un lavoro “serio e duraturo”, si trasferiscono nella città di New York. I cugini, in combutta con ebrei, irlandesi e napoletani, fanno i camerieri nei ristoranti del centro. Siamo ai margini dei quartieri ebraici, presso il 265 E di 10th Street! Al piccolo Salvatore viene diagnosticata la Variola vera!
La famiglia della giovane Dolly, un gruppetto di liguri taccagni e feroci che lavora il ferro da un paio di anni, non condivide l’amore della loro figlia per Antony: un italiano, un pugile di mezza tacca, quasi sicuramente un criminale belloccio figlio d’america. Pur avversati, i due giovani “italoamericani” si sposano il giorno di San Valentino del 1914 a Jersey City. Dopo pochi mesi si trasferiscono nella tranquilla Hoboken, sulla riva occidentale del fiume Hudson, la patria del baseball e dei giardini anteriori. È li che nasce Frank, il loro primo ed unico figlio: è il 12 dicembre 1915!
Stabilitosi nel quartiere ebraico, Salvatore cresce in fretta e diventa un ladruncolo furbo, carismatico ed organizzato. Non fallisce un colpo e fa sempre buoni affari. Mette su una banda in perfetto stile “C’era una volta in America” e ne diventa il capo invitando i suoi sottomessi a desiderarlo più di ogni altra cosa al mondo. In quanto a frequentazioni, Salvatore non fa distinzioni; ebrei, irlandesi, olandesi, calabresi, napoletani, finiscono tutti sotto il suo controllo. Fra gli immigrati ebrei che compongono la sua banda ci sono, fra gli altri, Meyer Lansky e Bugsy Siegel.
Nota di regia:
Mafia e cinema
Benjamin "Bugsy" Siegel, è l’uomo (e poi gangster) che ha creato Las Vegas. Originario di Letyčiv (oggi Ucraina), conosce giovanissimo Meyer Lansky e forma con lui una piccola banda dedita al furto d'auto e al gioco d'azzardo. Nel 1926 viene arrestato per stupro! Pur conservando una certa indipendenza, collabora con i clan mafiosi di New York e durante il proibizionismo si distingue nell’ambiente della mala come ottimo contrabbandiere. Amico di Luciano e Albert Anastasia, negli anni quaranta, nel deserto del Nevada, nel sito che diventerà famoso in futuro come Las Vegas, costruisce il “Flamingo”, un hotel-casinò in cui comincia letteralmente a bruciare tutti i suoi guadagni (non solo i suoi evidentemente). Ma “Bugsy”, pur non godendo mai appieno del successo della sua creatura, fiuta le enormi potenzialità della “città nel deserto” e ne diventa il fondatore popolare. Il 20 giugno 1947 viene ucciso in un agguato. Attraverso una vetrata gli sparano con una carabina modello M-1, calibro 30, colpendolo in testa; il proiettile gli trapassa il cranio e fuoriesce da un occhio. Il principale sospettato dell'omicidio è Frankie Carbo, boss della mafia nel settore pugilistico statunitense. L’FBI ha accertato il coinvolgimento di Benjamin Siegel in almeno 30 omicidi.
Meyer Lansky, più anziano, è un aderente alla “Kosher nostra”, ovvero la mafia ebraica. Nativo di Hrodna (oggi Bielorussia), emigra nel 1911 con i suoi genitori a New York. È uno dei giovanotti taglieggiati dalla banda di Lucky Luciano: 1 penny al giorno per la protezione fra i banchi di scuola! Lansky è un duro: si rifiuta di pagare, viene pestato ma si guadagna il rispetto del giovane boss. L’ebreuccio Meyer è fondamentale nell'ascesa di Luciano nel mondo della malavita: è lui ad avvisarlo quando Salvatore Maranzano cospira per la sua uccisione. Luciano agisce d'anticipo ed elimina il rivale. Lansky, in combutta con l’amico di sempre Bugsy Siegel, si trasferisce in Florida. Da lì, generoso con il progetto Las Vegas (ne è uno dei principali finanziatori), estende la sua piovra a New Orleans e a Cuba. Dopo la condanna - per evasione fiscale - di Al Capone, Lansky trasferisce presso banche europee gran parte del denaro proveniente dall'attività dei casinò. Durante la seconda guerra mondiale la marina degli Stati Uniti lo utilizza per scovare infiltrati tedeschi e sabotatori di sottomarini. Dopo la guerra, tenta invano di salvare la vita al suo socio Siegel, colpevole di aver derubato i capimafia poco prima del fallimento Las Vegas. Siegel viene ucciso e lui si ricicla a trafficante di droga. Con i proventi dell’eroina, investe nel business degli hotel e diventa straricco. Emarginato dalla malavita italiana, viene accusato di evasione fiscale e per anni tenta invano di diventare cittadino di Israele per salvare le sue fortune. Fa ritorno in Florida dopo tre anni di “viaggi” e muore di cancro nel 1983!
Moe Greene (Siegel) e Hyman Roth (Lansky), due personaggi venuti fuori dalla penna di Mario Puzo e Francis Ford Coppola, sono stati ispirati proprio dalle biografie dei due malfattori ebrei. Nella fortunatissima saga de “Il Padrino” (il più grande film di mafia mai girato tratto proprio dall’omonimo best seller di Mario Puzo), sono raccontate le gesta criminali di molti personaggi, insospettabili e non, che nel bene e nel male hanno organizzato e gestito la politica del malaffare in Europa, negli Stati Uniti, nel mondo. Condizionando e gettando nel male l’economia politica degli USA, i padrini sono tutti lì, intatti, pronti ad essere raccontati bene.
Il primo, il fanfarone Moe Greene, gangster indipendente che associa Fredo Corleone dopo il fallito attentato al boss Vito Corleone in cambio dei soldi e della protezione della famiglia Campana di Los Angeles, viene ucciso dal barbiere pochi giorni dopo aver rifiutato in malo modo di cedere le quote del suo Hotel a Las Vegas. Il killer mandato dalla famiglia Corleone gli spara in un occhio! Roth invece, in affari con Micheal Corleone a Miami e a Cuba, tenta di sbarazzarsi del giovane boss corleonese organizzando uno spettacolare attentato nella tenuta di famiglia di Las Vegas. Appena l’attentato fallisce, l’ebreo Roth incontra Micheal e si incarica di vendicarlo. Il Padrino ha capito tutto ma non riesce proprio ad immaginare chi possa averlo tradito. La verità è agghiacciante: a tradire è stato Fredo, il fratello debole. Dopo la fuga da Cuba (in piena rivoluzione) il Padrino prende la sua decisione: dovranno morire tutti! Ad uccidere il fratello sarà il suo uomo di fiducia, l’ex poliziotto Al Neri. L’omicidio, commissionato a Neri dopo il fallito attentato a Roth in terra cubana, avviene pochi giorni dopo la morte dell’anziana madre. Infatti, non potendo uccidere la carne della madre, il Padrino ne attende la morte. Per punire Frank Pentangeli (personaggio liberamente ispirato a Joe Valachi, il primo pentito di mafia della storia), il Padrino scomoda Don Vincenzo Pentangeli (fratello maggiore di Frank, padrino di Partinico e membro importante della commissione interprovinciale) e Tom Hagen, figlio adottivo di Don Vito Corleone. Al processo basta uno sguardo tra fratelli per innescare la sceneggiata strappalacrime con tanto di ritrattazione di quello che ormai non è più un boss. Al resto ci pensa il mite Hagen: si reca a colloquio con Pentangeli e gli ricorda “i bei tempi” a New Jork, quando si faceva la mafia ispirandosi agli antichi romani. Il messaggio è chiaro: “la congiura è fallita e tu, nonostante il tradimento, non sei un meschino”. L’uomo, non potendo utilizzare la “cicuta”, si taglia e le vene e fa un bagno caldo. Muore sereno l’uomo Pentangeli, la sua famiglia non subirà l’onta della confisca. L’omicidio di Hyman Roth è spettacolare! Ricordando le parole del padre (“Qualsiasi uomo si può uccidere .. le idee certe volte non si fa in tempo a soffocarle”), Michael decide di eliminare Roth, scortato dalla polizia e perennemente sorvegliato da diversi guardia spalle, ricorrendo ad un vecchio metodo calabrese. Individua un malato terminale, riempie i suoi familiari di soldi, assicura un futuro ai figli dell’uomo, un buon matrimonio alle figlie e lo esorta a morire con dignità. Non appena Roth arriva all’aeroporto di Miami l’uomo, spacciandosi per un cronista, gli spara ripetutamente, corre lontano dalla folla, getta l’arma a terra e si lascia uccidere dai poliziotti mostrando il petto.
… continua
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