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Capaci – 23 Maggio 1992
Sono passati ormai 20 anni dall’”attentatuni”, la vera e propria strage (di mafia .. di stato) in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. A Palermo, il fulcro di centinaia di commosse commemorazioni, è arrivato tutto il potere, le persone che in questo momento governano l’Italia, gli individui che oggi, dopo 20 anni di mafia e ancora mafia (“un fatto umano che prima o poi, come tutti i fatti umani, finirà” – come diceva lo stesso Falcone), hanno il dovere di raccontare ai giovani la verità, senza aspettare che il tempo trasformi ulteriormente il dolore, che deformi irrimediabilmente il diritto alla giustizia. Il 23 maggio 1992, sull’autostrada A29 (comune Isola delle Femmine) c’è un po’ di gente intorno alle auto di Falcone: c’è sicuramente Pietro Rampulla, l’uomo dei 500 kg di tritolo, all’epoca il capo della famiglia Mistretta legata a doppio filo a quella bella faccia di criminale sanguinario di Nitto Santapaola; c’è sicuramente Giovanni Brusca, l’uomo che fisicamente aziona il pulsante, macellaio e poi pentito col diritto di fare finalmente il nome di Andreotti; c’è sicuramente Antonino Gioè, un uomo con una vita piena di misteri ed una morte (un suicidio ..forse) pieno di parole di vero pentimento … e poi tutti dietro, quei 12 mandanti mafiosi, alcuni sorpresi nelle celle dell’Ucciardone a festeggiare, condannati se non ricordo male nel 2008: Salvatore Montalto, Giuseppe Farinella, Salvatore Buscemi, Giuseppe Madonia, Carlo Greco, Pietro Aglieri, Benedetto Santapaola, Mariano Agate, Totò Riina, Bernardo Provenzano eccetera … E poi lo Stato, quei servizi segreti deviati che all’Addaura si trovarono di fronte Emanuele Piazza e Antonino Agostino (poi eliminati!) .. Bene, giusto due nomi per consentire a tutti voi di cercare la verità …
A Melissa Bassi
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