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Addio a Dario Jacobelli: un saluto a pugno chiuso

Ho due immagini di Dario Jacobelli: la prima risale all'ottobre del 2007, alla Feltrinelli, quando Daniele Sepe presentò il disco "Suonarne 1 per educarne 100". In quell'occasione Dario presentò, con estrema timidezza, i testi che aveva realizzato per Daniele Sepe. Alcuni di essi ancora oggi sono in grado di rievocare gli anni '70 negli occhi di chi li ha vissuti e raccontarli a chi non era ancora nato.
Ancora, vidi Jacobelli in concerto ad Agnano insieme a Daniele Sepe e la Rote Jazz Fraktion. In quel caso impersonava "Piero", risvegliatosi dopo 30 anni dal coma:

- vi dovete imparare un'altra volta: autonomia operaia, organizzazione... che cazzo!!!

Prima di vederlo dal vivo, di lui avevo iniziato ad ascoltare i testi già dal 1994 quando portò - con Incredibile Opposizione Tour 94 - le voci di Sergio Maglietta e Luca Persico verso vette fatte di parole pesanti e lievi come sassi lanciati con eleganza e forza.

I suoi testi hanno raccontato Napoli e non solo Napoli. Ci hanno accompagnato, incosapevolmente, negli ultimi 20 anni.

Un saluto Dario, a pugno chiuso.

Alessio Arpaia.




questo l'articolo che a lui ha dedicato il Mattino:

"Gli amici, che lo chiamavano zio D., gli diranno addio stasera, con una veglia nella casa del figlio Filippo, dalle parti di via Napoli. Dario Jacobelli non ce l'ha fatta, la sua lotta con la vita si è fermata a 56 anni, e a chi l'ha conosciuto, chi ha attreversato anche in sua compagnia le notti spericolate e innovative degli anni Settanta e Ottanta, e via via sino ad oggi, viene difficile trovare le parole per raccontarlo. Parole che erano la sua passione e il suo mestiere. "Parole in musica, parole d'amore, parole divertenti, parole oscure, parole tristi, parole amichevoli, parole suadenti, parole d'odio, parole antiche, parole dolci, parole lontane, parole colorate, parole dimenticate,
parole inesistenti, parole luminose, parole soffici, parole dure, parole d'addio, parole senza senso, parole in rima, parole voluttuose..." dice la homepage del suo sito, che rende solo la minima parte di una vita da animatore culturale, di un versificatore percussivo, sceso dal palco per conquistarlo con le sue - rieccole - parole.
Nella Napoli di fine anni Settanta-inizio Ottanta, scossa dalle conseguenze della rivoluzione punk, fu tra gli alfieri dei primi vagiti della Vesuwave. Parole per canzoni, innanzitutto, parole a mano armata, militanti ma anche ironiche. Parole per i Bisca innanzitutto, ma anche per i 99 Posse, per Daniele Sepe, i figli ribelli di una Napoli che conosceva le sue radici ma non voleva farsene imprigionare.
Per il gruppo di Sergio Maglietta ed Elio Manzo ha firmato, tra gli altri, i testi di "Ninos", "Gente distratta", "Montagne russe!", "Tiemp' n'è", "Note scunusciute" (alla voce Nino D'Angelo), "I ricchi", "Sasà", "Lo sperma del diavolo", "Sotto attacco dell'idiozia" che mise insieme il gruppo con 99 Posse ed Almamegretta in un connubio poi irripetbile; .
Con i 99 Posse ha scritto "Communtwist", "Focolaio". Con Daniele Sepe "Sovietica vesuvianità", "Raggatruffen", "Anime candide". Per Peppe Barra "Guerra". Con Alan Wurzburger lo sberleffo antiberlusconiano di "Si aveto".
Poeta metropolitano, non amava più di tanto mettere in un libro i suoi versi: "Ho pubblicato su vinile, su nastro magnetico e su alluminio ed ho raggiunto molte più persone di quante la carta me ne avrebbe permesso". Tra i suoi ultimi lavori la sceneggiatura di Nauta", il film di Guido Pappadà."


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