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Un'idea fatta materia 2.0: Pompeilab 2007/2014
Sette anni fa, era maggio, con vanghe, picconi, zappe e martelli iniziammo a scavare un fossato lungo il perimetro della vasca di decantazione. Io personalmente ero addetto alla carriola (si dispensi da facili ironie): ricordo Stefano, Giuliano e Antonio a mezzo metro di profondità che tiravano via terreno e soprattutto pietre. Pietre che accantonavamo nella vasca centrale piena di erbacce che si trovava dove oggi c’è il palco sul quale si è esibito Peppe Barra. Era tutt’un’altra cosa: il fosso serviva per piantare degli alberi che, crescendo, avrebbero coperto la vasca dando un’immagine più decorosa a quello che infondo era un depuratore comunale abbandonato. Allora vigeva uno strano senso di scettiscismo, c’era un casino ovunque: terreno, amianto, strani barili con solventi chimici altrettanto strani, strambi animali indefinibili… per non parlare degli uffici interni. Era una guerra, ed un po’ tutti ci chiedevamo per quale maledetto motivo dovevano perdere tutto quel tempo e quel sudore per piantare degli alberi che non sarebbero cresciuti mai! Era il 2007, per ciò che mi riguarda avevo 23 anni.
Lo scorso sabato sono riuscito ad arrivare al Pompeilab poco prima delle 19. Quando vai avanti e indietro da Milano i tempi sono ancora più ristretti, ma va bene così. Non sono certo l’unico e ne sono anche contento: il lavoro cambia le prospettive, cambia gli affetti e ti mostra le cose belle dei posti e delle persone che conosci da tanto tempo.
Forse proprio per questo, quando sono entrato al Pompeilab dopo tanti mesi, la prima cosa che ho notato è stata proprio questa: cazzo! Le piante! Guarda come sono cresciute quelle piante! svettano altissime e coprono davvero la vasca del depuratore. Cose da pazzi! Allora tutto quel lavoro, gli scavi, il terreno alle caviglie e le pietre roventi (mamma mia detta così sembra una miniera!) … tutto quel casino aveva uno scopo semplice e di grande impatto: entrare al Pompeilab sabato mi ha mostrato un teatro all’aperto in ordine, curato e di grande spessore. Ricco di dettagli che caratterizzano l’onore e l’onere di tutti quelli che ci lavorano. Osservando tutti i dettagli ho sorriso riconoscendo la mano dell’uno o dell’altro: i pannelli con tutti gli eventi in un collage di foto, i faretti e le piante accanto. Le fioriere, il palco illuminato e la disposizione delle casse. Le buste di carta piene di luci fioche lungo il vialetto. La saletta per gli artisti, i Q-bar ed il frigo… Davanti agli occhi ho trovato un immagine armonica anche nel pomeriggio che, di solito, lascia meno suggestione ad una location che con la luna acquista tutt’un altro fascino.
Al tempo stesso è stato strano non saper più bene dove mettere le mani: non sapere cosa c’è in questo o quel cassetto, dove trovare quella penna o quella spillatrice. E’ stato bello, però, vedere volti nuovi con il logo del Pompeilab al petto: come abbiamo avuto modo di dire mille altre volte, Pompeilab è un’idea al di là di chi la mette in pratica.
So bene che dietro un’immagine così efficiente ci sono tensioni, discussioni, confronti e punti di vista. Ma tutto sommato confrontarsi, scontrarsi e poi trovarsi è sempre stata la forza di un posto in cui confluiscono persone e pensieri così eterogenei.
L’unica cosa brutta, ca va sans dire, è quello scempio posto alle spalle del palcoscenico: mentre al Pompeilab si esibiva un artista di caratura internazionale (avere Peppe Barra lì su quel palco è sembrata quasi una consacrazione per anni ed anni di lavoro maniacale e volontario), il centro commerciale La Cartiera offriva il peggio di se: luci luminose simbolo di mercificazione di emozioni, moda e prodotti; frenate, sgommate, urla a simboleggiare una decadenza culturale cittadina senza precedenti.
il pensiero che mi è venuto subito in mente, impulsivo ed arrabbiato: SIAMO MEGLIO, MOLTO MEGLIO NOI. ANCHE SE SIAMO DI MENO.
Peppe Barra è stato una poesia, ancor più emozionante perché in movimento fra le assi di un palco fatto solo di volontari. In ultimo, grazie in particolare ad Enrico, Alfonso, Mario e Giovanni che mi hanno regalato il piacere e l’onore di intervistare un uomo eccezionale come Peppe Barra. Pompeilab: per aspera ad astra!
Il Giovane Alessio
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